Sara Caroli

Nella vita prima o poi arriva il momento nel quale bisogna prendere delle decisioni; arriva il momento, nel quale, davanti ad un bivio, bisogna fare delle scelte; scelte dolorose, ma obbligate. E Sara Caroli, dopo quasi 20 anni di pallavolo, si trova proprio di fronte a uno di questi momenti cruciali. Il centrale della Riso Scotti Pavia, infatti, dopo aver subito numerose operazioni al ginocchio, potrebbe prendere quest’anno una decisione molto importante per il suo futuro: lasciare il mondo del volley. Anche se… “l’anno scorso avevo detto che era l’ ultimo anno, poi invece... Il fatto è che arrivo a fine stagione quasi morta, senza forze o energie. Durante il campionato non mi tiro mai indietro ne’ in partita ne’ in allenamento: se ci sono 2000 salti da fare, io li faccio, anche se poi il giorno dopo non mi reggo neanche in piedi. Arrivando in queste condizioni a fine anno, mi dico sempre che non ce la faccio a continuare, ma poi in estate mi riposo e quando è il momento di ricominciare...ricomincio. In realtà è dura soprattutto a livello mentale perché spesso vivo questa situazione in maniera negativa. Quest’anno sono arrivata ad un bivio della mia vita: mi accorgo di più delle difficoltà di poter giocare a questi livelli e se mi chiedo “sarò capace di sopportare un altro anno del genere?” mi dico che sarà dura. Penso quindi di essere arrivata ad un punto nel quale debba prendere delle decisioni. Mi dispiace l’idea di dover lasciare Pavia, ma un atleta che gioca da tanto tempo come me capisce quando è il momento di finire in gloria e smettere prima di diventare l’ ombra di se stesso. Vorrei che la gente si ricordasse di me per quello che ho fatto e non perchè ha visto il mio declino. Comunque voglio finire il campionato tranquilla e poi deciderò”.

La carriera pallavolistica di Sara, è iniziata nella sua città natale, Faenza, nel 1993 per poi continuare a Ravenna, Cavezzale e infine a Pavia: 17 anni giocati tra la A1 e la A2; 17 anni consacrati alla pallavolo. È proprio questo sport ad averle regalato i doni più belli e al quale la giocatrice dedica il suo primo desiderio davanti alla ormai imminente torta di compleanno: “quando spegnerò le candeline - (il 16 febbraio) - chiederò di finire bene questo campionato con la mia squadra: la pallavolo è l’aspetto più importante della mia vita ed il primo desiderio va proprio al volley”. Ormai a Pavia da 5 anni, la giocatrice romagnola è diventata un’istituzione da queste parti; e per la società che l’ha accolta nel periodo post-infortunio, Sara dimostra un legame ed un amore molto forte: “la Riso Scotti Pavia è una società assolutamente familiare, che forse non può competere con altre società di A1 in quanto ad organizzazione, e può ancora migliorare molto; ma il clima è bellissimo, ci si sente a casa. Qui non sei solo una giocatrice, ma puoi esprimere la tua opinione certa che verrà ascoltata. Sei considerata prima di tutto una persona con un determinato ruolo all'interno della società”.

Ed è stata proprio Pavia a regalare una delle emozioni sportive più belle a questa giocatrice: “sicuramente, la promozione della in A1 è stata un'impresa fantastica ed entusiasmante; anche per come è arrivata: ci siamo qualificate ai play off nell'ultimo turno di campionato, e poi abbiamo superato Milano e Cremona, tra le favorite per la vittoria finale. Insomma, abbiamo ribaltato tutti i pronostici, e nemmeno noi pensavamo all'inizio che ce l'avremmo fatta. Abbiamo combattuto partita dopo partita, dando il massimo, e così la nostra convinzione è cresciuta, e alla fine è stato bellissimo festeggiare la promozione”. L’emozione della promozione non è stato il solo regalo che Sara ha ricevuto dalla pallavolo: grazie al volley infatti, ha conosciuto anche Rosanna Spinato, attuale alzatrice della Riso Scotti, alla quale è legata da una profonda amicizia maturata negli anni e che ora è un punto di riferimento per entrambe: “questo è l’ ottavo anno che gioco insieme a Ros. Ci siamo conosciute dieci anni fa a Cavezzale, dove abbiamo giocato entrambe per alcune stagioni; poi siamo andate ad Altamura e, infine, ci siamo ritrovate qui a Pavia. Nella pallavolo è difficile avere amiche vere, dato che non sempre è possibile fermarsi in una squadra per vari anni. Certo, capita di trovarsi bene con una compagna o due, ma poi, cambiando squadra queste amicizie si perdono. Con Ros invece si è creata subito un’ intesa di gioco unica. Io do tutto il merito a lei: se avessi avuto un’ altra palleggiatrice non avrei fatto le stesse cose. Poi, con il passare degli anni, tra di noi si è creato un legame profondo perchè vivevamo anche insieme. Ora per me lei è come una sorella. Ci troviamo talmente bene che in campo non abbiamo problemi d’intesa e ci diciamo le cose in faccia: tanto poi passa subito. Qualsiasi cosa succede lei è la mia confidente, la mia amica più cara. Ma è lei quella forte e io quella che un po’ si “attacca””.

Sara si considera una giocatrice tranquilla, ma questo animo docile nasconde in realtà una forza d’animo davvero unica che è emersa soprattutto quando nel 2005 ha subito un grave infortunio al ginocchio. “L’infortunio mi ha condizionato molto, dato che da quel giorno mi porto dietro un dolore costante. Mi sono operata altre 4 volte e tutti questi interventi pesano. Inoltre, dal punto di vista fisico, più passano gli anni più è peggio: ciò mi condiziona molto, dato che non posso più fare allenamento la mattina o stare in palestra tutto il giorno come vorrei. Io desidero fare molto, ma fisicamente non riesco. Mi devo gestire molto e qui a Pavia ho trovato un ambiente che me lo permette: tutti sanno che se mi lamento è la verità e mi capiscono”. Ma, in tutto ciò, Sara ha avuto la forza di trovare anche un lato positivo che le ha permesso di continuare a giocare ad altissimi livelli: “appena successo l’ ho presa molto male: ho detto “basta, finito, si vede che doveva andare cosi”; ma poi forse, proprio grazie all’infortunio, mi sono riscoperta. Ho trovato in me una forza che non sapevo di avere e che mi fatto affrontare le difficoltà per tornare a fare le cose che facevo prima. Ho passato sette mesi nei quali non tornavo mai a casa perché passavo tutto il mio tempo in palestra, dalla mattina alla sera senza arrendermi: non ho mai mollato perchè volevo tornare a giocare. Quando ho ripreso a giocare, la costanza e la voglia di farcela alla fine hanno pagato”.

La pallavolo ha quindi reso più consapevole Sara delle sue forze e delle sue potenzialità; grazie a degli allenatori “tosti” ha infatti potuto forgiare non solo il suo animo ma anche la sua tecnica, tanto particolare quanto mai efficace. “Fin da quando ero piccola, ho sempre avuto allenatori severi: spesso tornavo dagli allenamenti piangendo perché, sin dai primi anni, era un massacro. Ma più piangevo e più volevo tornare in palestra: già la prima allenatrice mi ha insegnato tanto. A Cavezzale poi ho avuto un altro allenatore severissimo, “bestiale” direi, e anche lì con quel tipo di allenamenti ho imparato soprattutto a non sbagliare mai. Non ho l’ altezza ne’ le doti fisiche di altre centrali e dove non arrivo con il fisico, ci arrivo con la testa. E quindi mi sono inventata dei colpi come questi pallonetti lunghi. Gioco con colpi che le avversarie non si aspettano”. Tra i marchi di fabbrica del numero 14 di Pavia, infatti, ci sono dei “numeri” che solo lei riesce a fare da posto 3: pallonetti lunghi, palle spinte e millimetriche, per non parlare di quella rincorsa al contrario che manda spesso in tilt il muro avversario. “Cerco di entrare nella testa dell’ avversario cercando di fare quello che poi non si aspettano. Interpreto la pallavolo in maniera mentale: per esempio cerco sempre di capire quello che l’alzatrice avversaria dice alle proprie compagne. In poche parole, cerco di fare qualcosa affinché la mia statura non possa essere un difetto”.

Un atteggiamento vincente che in questo campionato le ha permesso di siglare 104 punti con un 52% di efficienza. Ma questa personalità forte e piena di risorse non caratterizza Sara come giocatrice. Infatti, anche nella vita privata, questa trentenne sa sfoderare la stessa intraprendenza e volontà. “Fino a 26 anni ho sempre vissuto senza chiedermi troppo “dopo la pallavolo che cosa farò”. Ho vissuto spensierata come succede per la maggior parte delle giocatrici. Poi, a 26 anni, è arrivato l’infortunio e lì ho cominciato a riflettere sulle possibili conseguenze. Anche se ero sicura di poter recuperare, infatti, ho iniziato a pensare cosa avrei fatto se fosse ricapitato. Lì mi sono un po’ spaventata e ho iniziato ad interrogarmi sul futuro. Cosi mi sono iscritta all’ università e ho scelto una facoltà che avesse a che fare con lo sport e con la mia vita dato che passo tanto tempo in palestra”
. Quest’estate, la centrale di Pavia si laureerà in scienze motorie; o almeno questo è il suo secondo desiderio davanti alla sua torta di compleanno. E come festeggerà Sara? “I miei compleanni sono stati sempre tranquilli, da che mi ricordo, senza festeggiamenti folli, senza andare in posti particolari, locali o discoteche...non è nella mia indole! Preferisco festeggiare con poche persone, gli amici più stretti, la mia famiglia, senza fare nulla di particolare. È difficile quando si è fuori casa riunire tutti, ma quest'anno forse riuscirò ad andare a casa, e se non proprio per il giorno del mio compleanno, almeno per il giorno prima, chissà!” .

E se la pallavolo le ha già fatto tanti regali, ce ne sarebbe uno che Sara desidererebbe sopra ogni cosa: “il mio sogno e’ una vacanza d’inverno nei paesi caldi…chiedo solo questo!”. Un viaggio meritatissimo per questa giocatrice cha ha saputo lottare di fronte alle difficoltà; che ha saputo trarre insegnamenti anche dalle cose negative e che ha saputo trasformare quello che poteva essere uno svantaggio nella sua arma vincente. Se il prossimo anno deciderà di ricalcare nuovamente i campi di gioco, questo sì che sarà il dono più bello che lei possa fare alla pallavolo italiana.

Articolo pubblicato sul numero di febbraio di Pallavoliamo @ http://www.pallavoliamo.it/publishedpage.aspx?issueid=325bdad3-0892-45d9-878b-6aed9e4e28d6&pageid=3fd9c7dd-7c50-41b9-bc0b-fa263f21250c

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