Lucia Lunghi

L’emozione di Lucia Lunghi al momento dell’intervista è palpabile: “apparire e farmi conoscere non è parte del mio carattere. Non mi sento molto a mio agio a parlare di me. Figurati che fino a qualche anno fa non firmavo autografi, non facevo foto e non rilasciavo interviste. Questo perchè sono molto autocritica: non mi piacciono il mio corpo né il mio viso, e tendo così a mettermi da parte. Quando facevo le foto per questo servizio, credimi, non ero così rilassata”.

Minuto dopo minuto, Lucia si lascia andare e ci racconta della sua decisione di passare dalla Scavolini Pesaro alla Focol di Legnano in B1; un cambiamento non facile ma dettato dalla situazione attuale del mondo del volley femminile: “da campionessa d'Italia, il passaggio è stato veramente duro: da un'isola felice con un livello altissimo come quello della Scavolini, sono arrivata in B1 dove il livello è tanto differente. Inoltre, la Focol Legnano è una squadra di media bassa classifica e quindi la differenza si sente ancora di più. In realtà, ho avuto proposte dalla A2, ma il rischio era di andare in una società dove forse non avrei preso neppure i soldi e avrei dovuto allontanarmi troppo da casa. Magari adesso, ripensandoci, me ne pento, perché anche qui non sono vicinissima e ho visto che comunque la mia famiglia mi è sempre vicina. Ad agosto, però, ero ancora senza squadra: in serie A, i liberi erano tutti accasati e quando questa squadra mia ha chiamato, ho accettato. Sapevo che era una società sicura e soprattutto che avrei giocato, il che al momento è la cosa fondamentale per me. Quello che devo fare ora è prendere campo e acquistare fiducia. Io comunque qui sto bene e ho instaurato un bel rapporto con le mie compagne. Sfortunatamente i risultati non ci sono, ma io ce la sto mettendo tutta. Per me ora è importante fare bene per guadagnare esperienza in campo”.

E i cambiamenti non sono avvenuti solo a livello pallavolistico. Classe 1987, il libero pesarese sta affrontando infatti il suo primo anno lontano dalla sua famiglia e dalla sua amata città: “la famiglia mi manca più di tutto. Io vivo in una casa dove ho la mia famiglia, i miei nonni e gli altri parenti: una famiglia grande e allargata e quindi mi manca stare insieme ai miei cari. Senza mamma, quest’anno, ho imparato anche a cucinare: prima di andare via fortunatamente mi ha fatto un corso accelerato di cucina. Inoltre, sento nostalgia del mare e dell'ospitalità che c’è a Pesaro. Il nord con il centro non è paragonabile: qui in Lombardia la vita costa tanto e le persone sono più diffidenti, mentre a Pesaro siamo più giocherelloni e tranquilli. Ma è bello anche conoscere nuove realtà e alla fine, essendo sempre stata nella mia città, non avevo avuto tale opportunità.”. Ed è proprio a Pesaro dove la bicampionessa d’Italia ha mosso i suoi primi passi sui campi; un fatto decisamente raro in una città dove fino a qualche anno fa si viveva di solo basket.

Il numero 10 della Focol ha iniziato a giocare all’età di otto anni seguendo l’esempio della sorella maggiore che è stata anche la sua prima “allenatrice”: “mia sorella giocava a pallavolo nel Volley Montecchio e i miei mi portavano a vedere le sue partite. Poi, nel cortile dietro casa, lei mi insegnava i a schiacciare o a fare il bagher. Ho iniziato così a fare il minivolley nella stessa società. Da lì sono passata alle giovanili e poi attraverso tutte le categorie degli under. Ho fatto persino le selezioni provinciali”. Ma il futuro libero della Scavolini Volley non aveva intenzione di giocare in seconda linea. Almeno all’inizio: “giocavo come attaccante e non volevo assolutamente fare il libero. Tutti mi dicevano che l’altezza era quella che era e che non sarei potuta arrivare in alto come schiacciatrice. Ma io dicevo “No! No! Piuttosto rimango in serie C, ma voglio fare l'attaccante”. Abbondanza mi chiedeva spesso di allenarmi con la prima squadra da libero, ma io non volevo assolutamente e gli dicevo che piuttosto avrei smesso di giocare, ma no, il libero non l’avrei proprio fatto. Adesso quando ci incontriamo lui mi dice “te l' avevo detto che dovevi fare il libero!”.

Fortunatamente Lucia alla fine ha ascoltato i consigli di Abbondanza e ha deciso di diventare il secondo libero bianco-rosso: “Noi e la serie A ci allenavamo nella stessa palestra. Inizialmente, la prima squadra mi chiamava a fare numero durante fare gli allenamenti; ho così fatto tutti play off dell'anno prima dello scudetto, la coppa di lega e ho persino giocato una partita. Da lì mi hanno riconfermato nella rosa anche negli anni successivi”. Dal giardino di casa, Lucia è così arrivata a giocare a fianco di grandi campionesse come Guiggi, Ferretti e Jaqueline, un salto reso possibile da vari allenatori a cui Lucia rivolge un sentito “grazie”: “devo ringraziare innanzi tutto la società di Pesaro che mi ha permesso di emergere a partire dal presidente delle giovanili, Giuseppe d'Avanzo: come schiacciatrice in serie C potevo anche andare bene, ma lui mi ha lasciato libera di andare nella serie A. È stato proprio in quel primo anno che ho incontrato Zè Roberto, ed è lui che praticamente mi ha chiamato e mi ha voluto nella prima squadra. E poi naturalmente c’è stato anche Angelo, che mi ha allenato per un anno!”.

Ed è proprio a quelle tre stagioni in maglia bianco-rossa a cui sono legati i ricordi più significativi della giocatrice. Nel bene e nel male: “il primo scudetto è sicuramente il ricordo più bello perché è stato inaspettato ed è arrivato dopo 42 vittorie consecutive. Il secondo non è stato lo stesso perchè in quel caso dovevamo riconfermarci a tutti i costi! Avevamo una squadra forte, mentre il primo anno nessuno se lo aspettava. Quello più brutto, invece, è stato quando abbiamo perso la Coppa Italia dopo il mio errore al servizio. In quel caso purtroppo la tensione ha giocato un brutto scherzo. Venivo da tre giorni in cui non giocavo mai: nei quarti e nelle semifinali Angelo non aveva fatto nessun cambio e quindi noi in panchina ci eravamo un po' rilassate. In quella partita poi non me l'aspettavo proprio di entrare! Eravamo sul 27 pari al quarto set e la chiamata è arrivata un secondo prima di entrare in campo. Per questo non avevo avuto modo di prepararmi come al solito. Angelo mi aveva detto “vai e batti in 5”. Appena l'arbitro ha fischiato invece mi ha indicato di battere in 1... e io sono andata nel panico! Comunque ci bastava un punto per vincere, e come tanti mi ripetono non è stata tutta colpa mia! Però quando manca solo un punto e sbagli proprio nel momento decisivo...è normale sentirsi in colpa!”.

Un contraccolpo psicologico che avrebbe potuto essere fatale per la carriera della giovanissima Lucia. In suo aiuto è venuto Angelo che l’ha subito schierata in campo dandole fiducia: “mi ero abbattuta. Avevo perso un po' di fiducia, ma Angelo mi ha fatto rientrare già nella partita successiva contro Novara”. Il tecnico brasiliano è venuto in soccorso del suo libero anche in un’altra occasione, quando l’ha voluta nella squadra di Beach Volley 4 x 4 che per ben due stagioni si è aggiudicata il titolo italiano: “quest'anno, quando mi hanno chiamato, venivo da un periodo sentimentale difficile: mi ha aiutato lasciare un po' di vicende alle spalle. Grazie a questa esperienza ho conosciuto ragazze nuove e mi sono trovata molto bene con loro, come per esempio con Francesca Mari che conoscevo solo dalla TV. È stata una bella estate dopo tutto. Con Angelo il tour estivo non era un lavoro come l'indoor: con lui ti divertivi! Prima delle partite magari bevevamo qualcosa in un bar...e poi quando si vince e va sempre tutto bene è ancora meglio. Spero di rifarlo perché è stata una bella esperienza”. Un’estate quindi riparatrice che ha permesso a Lucia di fare nuove amicizie.

Ma chi sono le sue vere “amiche”? “L'amicizia nella pallavolo esiste ma devi saperla mantenere nonostante la distanza. Spesso si cambia squadra e ci ritrova ogni anno con compagne diverse. Io mi sono legata molto a Jaqueline e, nonostante lei viva in Brasile a tanti chilometri di distanza, ci sentiamo spesso. Siamo rimaste molto legate e abbiamo organizzato di vederci durante l’estate. Poi c’è Elke (Wijnhoven): lei va a mangiare a casa mia anche quando io non ci sono e quando so che gioca qui nelle vicinanze vado a vederla. Se è un vera amicizia c'è nonostante la distanza”. Amiche quindi lontane: ma alla giocatrice pesarese ogni tanto stare da sola non dispiace. Soprattutto nei momenti in cui sta bene: “sono una persona molto solare, anche se ultimamente sono diventata molto permalosa. Una cosa bruttissima perché non volevo… ma è successo. Inoltre sono una persona molto istintiva: ho dei momenti in cui per niente mi rattristo. Mi capita per esempio ascoltando una canzone o pensando a dei particolari momenti, magari quando mi sento sola e avrei bisogno di una persona accanto a me che mi capisca. Quando invece trovo la pace con me stessa e non ho bisogno di qualcuno, come in questo momento, passo volentieri le giornate anche a casa da sola, con il mio computer e la mia musica; in altri momenti invece sento il bisogno della compagnia. La mia vita, insomma, va molto a momenti”.

Con Pesaro nel cuore, sia nel passato che nel presente, e con una stagione che le sta servendo per crescere e migliorare, nell’immediato futuro della giocatrice della Focol c’è un obiettivo importante: il ritorno nella massima serie: “spero di tornare in serie A. Credo che sia alla mia portata e voglio riprendere il ritmo e il livello al quale mi ero abituata, soprattutto in allenamento: io sono una che non si tira mai indietro in palestra; anzi, chiedo di fare di più perché mi piace e voglio migliorare. Ne ho bisogno perché prima di arrivare bisogna lavorare sodo e quindi per ritornare ai vertici del volley devo impegnarmi. Comunque, credo che fare dei passi graduali è dovuto. È rischioso fare subito la titolare in A1 perché ti ritrovi ad assumere tante responsabilità: la squadra dipende da te, e le palle che ricevi devi metterle perfette. Non puoi permetterti errori banali dettati dalla poca esperienza, come potrebbe capitare a me adesso”.

In queste parole è racchiusa tutta la personalità di Lucia: una giocatrice tenace, umile e con i piedi per terra; una giocatrice il cui cuore batte per questo sport che l’ha vista crescere e diventare una campionessa; uno sport che, ne siamo certi, la rivedrà presto grande protagonista nella massima serie.

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