Kasia Skowronska

L’intervista a Katarzyna Skowrońska, opposto della Scavolini Volley nelle due ultime vittoriose stagioni, ha per me un sapore tutto particolare. È stata lei, infatti, a dare il battesimo al mio primo articolo e alla mia carriera di giornalista sportiva e….quella prima intervista, devo ammetterlo, non era andata per niente bene. Presa dalla frenesia e da un certo timore reverenziale, infatti, ero partita talmente a raffica con le mie domande che la povera Kasia mi aveva guardato perplessa chiedendomi se l’intervista era per caso in inglese. Potete quindi immaginare come ho reagito alla richiesta di intervistarla per questa rubrica. Il mio primo pensiero è stato: riuscirò a mantenere la calma e a formulare le domande in una lingua “almeno" comprensibile? A facilitarmi il compito ci pensa la stessa Kasia che, di fronte alla mia candida confessione mi racconta che anche lei ha avuto qualche difficoltà al suo esordio nella massima serie italiana: “È normale e capita anche a noi giocatrici. Pensa che al mio esordio in serie A con la Minetti Vicenza nel 2005 ero talmente emozionata che durante il riscaldamento non riuscivo nemmeno a schiacciare...poi dopo il primo pallone è andato tutto liscio!”.

Non mi resta quindi che buttarmi. L’ultima volta che avevo visto Kasia era il 18 maggio a Milano, con la coppa levata al cielo e il viso rigato dalle lacrime; lacrime di gioia e anche un po’ di dolore per un secondo scudetto conquistato con il cuore e superando mille problemi: “a me piacerebbe avere sempre il sorriso sulle labbra quando gioco: ma quest’anno non è stato possibile. Noi sappiamo bene che è stato difficile combattere con tutti i problemi che abbiamo avuto e gestire i segreti come gruppo: i panni sporchi, si sa, si lavano in casa; alla fine però sono state proprio queste difficoltà che ci hanno dato una motivazione in più. Durante questa stagione abbiamo avuto il tempo di maturare e di diventare più forti. Dopo un campionato molto faticoso come quella passato vincere di nuovo lo scudetto è stato importante e molto emozionante. Io personalmente non avevo sempre il sorriso il campo perché sentivo questa pressione in maniera molto forte e anche perché il problema al tendine, soprattutto ad inizio stagione, non mi dava la possibilità di esprimermi come avrei voluto e potuto”. Questa di quest’anno, secondo Kasia e la maggior parte delle atlete della Scavolini , è stata una vittoria “di gruppo”. “È un cosa fondamentale: un rapporto speciale con le tue compagne può spostare le montagne. Se non ti trovi bene con le altre atlete, anche se sono tutte brave ragazze, senza lo spirito di gruppo non si vince nulla! Logico, non è che tutte siano le tue migliori amiche: al massimo, in una squadra, riesci a trovare una o due persone che frequenti anche al di fuori del palazzetto. L'importante, però, è essere unite in palestra. Tutte siamo diverse, ma qui a Pesaro non ci sono mai stati grossi problemi fra di noi. In particolare, non ci sono stati problemi personali e questo è una cosa buona. Ho trovato compagne con un buon carattere e la società lavora dando molta importanza a questo aspetto”.

Una società che negli ultimi tre anni ha saputo confermarsi ai vertici del volley italiano e con la quale l’opposto polacco ha vinto due scudetti, due supercoppe e una coppa Italia: un palmares davvero invidiabile per ogni giocatrice. Ma perché allora la decisione di recidere il contratto e di firmare con la corazzata turca del Fenebahçe? I più maliziosi parlano di un contratto stellare al quale sarebbe stato folle rifiutare, ma Kasia ci parla anche di una ragione più personale e soprattutto sportiva: “penso tanto prima di fare una cambio di squadra, e per ora non ho mai sbagliato! Cerco comunque di andare in squadre forti dove posso esprimermi al meglio come persona e come giocatrice. Mi sono sempre trovata bene ovunque sono stata, anche se ovviamente ci vuole un po' di tempo per ambientarsi. Tutti mi chiedono perché, quando ma come, e dicono che non se lo aspettavano...nemmeno io me lo aspettavo! Sinceramente pensavo di stare qui avendo un altro anno di contratto: mi trovavo bene, e abbiamo pur sempre vinto tre scudetti. Tuttavia io sono dell’opinione che non bisogna mai accontentarsi e nel mio contratto, avevo chiesto personalmente una clausola per lasciarmi una porta mezza aperta per poter andare. La mia società sapeva che avevo varie proposte interessanti, ma prima di tutto volevo vincere lo scudetto in Italia. Ora che ho raggiunto questo obiettivo, sento di dover trovare altri sogni, altri obiettivi. Da parte mia ho fatto anche dei sacrifici per rimanere qui perchè in Italia da anni si guadagna sempre mediamente bene ma non molto bene. Ma, sinceramente, io mi sono sempre interessata più del livello che del contratto: le mie sono state sempre scelte sportive e non economiche! Pensando poi che a 30 anni vorrei tanto avere dei figli, ho voluto accettare delle proposte che avevo rifiutato già per due volte: alla terza, quindi, non ho potuto più dire di no anche perché dopo non so se si ripresenterà l’opportunità! Mi hanno dato la possibilità di firmare un buon contratto e poi dopo aver guardato la squadra con la quale giocherò…ho preso la mia decisione. Poi oggi ho saputo che in panchina avrei ritrovato Zé Roberto, e per me sarà un grandissimo piacere”.

Eh sì! Dopo la fantastica stagione 2008-2009 alla corte del tecnico brasiliano, Kasia si dice entusiasta di ritrovarlo al Fenebahçe di Istanbul. “Io penso che ogni atleta impari qualcosa da tutti gli allenatori. Zè mi ha fatto però vedere la pallavolo da un punto di vista dal quale non l’avevo mai guardata prima: grazie alla sua mentalità, la personalità, il carattere, mi ha aperto gli occhi riguardo tante cose che prima non pensavo. Il suo modo di essere e la sua maniera di trattare le persone, unite a tutta la competenza che ha in materia di volley, ti suscitano un grande rispetto: se mi dice di tuffarmi mille volte o di pulire il parquet…. io lo faccio”. Una dimostrazione d’affetto e di stima che Kasia esprime con gli occhi pieni di gioia e grandi aspettative. Una di queste si chiama Champion League, l’unico trofeo che manca nella bacheca dell’opposto polacco e che le è sfuggito già per due volte. “Se potessi esprimere tre desideri, uno in particolare sarebbe un sogno sportivo: vincere la Champion. Non voglio pensare troppo ai mondiali, ma la Champion League potrebbe essere un obiettivo possibile!”. E a proposito di desideri: il 30 giugno Kasia festeggerà il suo ventisettesimo compleanno, e siamo sicuri, che mentre spegnerà le candeline un pensiero andrà anche all’esame della patente italiano per il quale la giocatrice sta studiando davvero tanto: “è davvero molto difficile! Già non mi piace troppo studiare; doverlo fare anche in italiano…è davvero un incubo!”.

Ma come passerà il giorno del suo compleanno l’ex numero 7 di Pesaro? “Visto il periodo, normalmente festeggio il mio compleanno con la mia nazionale. Come funziona? Vai, compri una torta e un prosecchino, ti cantano la canzoncina e….poi ci si allena senza fare troppi festeggiamenti! Quando ero piccola invece la torta me la preparava mia nonna e il suo dolce è la cosa che mi manca di più assieme al sapore e all’odore degli amaretti che ci metteva sotto! Quando sento il sapore degli amaretti mi viene in mente questa torta che lei mi preparava sempre”. Ma non tutti i compleanni sono all’insegna degli allenamenti: “fortunatamente ogni tanto la mia famiglia mi fa una sorpresa come lo scorso anno quando a Varsavia hanno organizzato una festa a sorpresa con più di quaranta persone. È stato il regalo più bello che mi abbiano mai fatto e mi sono emozionata davvero tanto: c’era tutta la mia famiglia assieme a persone che non vedevo da anni. Inoltre, ero appena uscita dall'ospedale e portavo ancora le stampelle: era un periodo difficile per me. Devo ringraziare Kuba che ha organizzato tutto senza dirmi nulla! All’inizio volevo “ucciderlo” perchè solitamente non amo molto le sorprese e preferisco sapere tutto. Ma devo dire invece che è stata una festa bellissima”.

Kasia e Kuba (all’anagrafe Jakub Dolata) si sono sposati cinque anni fa, anche se il loro primo incontro, a sentire la giocatrice, non prometteva niente di buono. Almeno all’inizio: “quando ho detto ai miei amici, soprattutto qui in Italia, che mi stavo per sposare tutti mi chiedevano: “perché ti sposi? O mamma mia! Sei incinta?” E io rispondevo sempre: “No! Sono innamorata e ho trovato l'uomo giusto! Se qualcosa va storto vedremo”. A quell’epoca avevo 22 anni! Lui mi aveva chiamato al cellulare, senza che io gli avessi dato il numero, e mi aveva detto che se vincevo dovevo pagargli un caffé. Io mi sono quasi offesa e ho pensato: “com'è possibile che una persona ti cerca per il primo appuntamento, al buio per giunta, ed è persino così arrogante? Chi pensa di essere?” Ma alla fine ho voluto rischiare! Il suo modo di fare mi aveva incuriosito e così ho deciso di uscirci!” . Per stare vicino a Kasia e per appoggiare la sua carriera pallavolistica, Kuba ha deciso di lasciare il suo lavoro alla Philip Morris e seguire sua moglie in Italia: Lui all’epoca lavorava in una ditta importante ma ha sacrificato la sua carriera personale per me e io un giorno voglio fare lo stesso per lui”. Il futuro della giocatrice polacca sarà quindi sicuramente all’insegna della famiglia: “ho fatto un patto con Elke Wijnhoven: quando avremo entrambe dei bambini ci siamo promesse che ci andremo trovare a vicenda tra Varsavia ed Amsterdam. Sono una donna che per essere completa deve avere dei figli e se Dio mi darà questa possibilità, io ne sarei felicissima”.

E se per le 30 candeline mancano ancora tre anni, Kasia e Kuba fanno le prove generali con Dado, il piccolo carlino che Kasia ha ricevuto in premio per una scommessa con suo marito: “l’arrivo di Dado ha sconvolto la mia vita! È come avere un figlio perché vuole una costante attenzione: pensa che quando vado a fare la doccia lui vorrebbe entrare con me! Ma sa anche regalarti tanto e io vorrei non separarmi mai da lui. Quando esco senza Dado mi sembra che mi manchi qualcosa”. Ma a parte la certezza di volere dei figli, è ancora troppo presto per fare dei piani dettagliati per il futuro: “è una domanda che mi pongo spesso….ma non ho ancora trovato qualcos’altro che vorrei fare dopo la pallavolo: sinceramente non lo so proprio! Sto facendo ancora la giocatrice, e si sa….noi donne siamo così: un giorno sarò una cantante e dopodomani una pittrice! Cambiamo idea spesso, e quindi saprò cosa fare nel mio futuro solo quando concluderò con questo capitolo della mia vita”.

Ma se il futuro di Kasia è ancora incerto tra il volley, il canto o la pittura, il presente è ancora tutto sul taraflex. Una scelta che è avvenuta tanto tempo fa e a cui lei ha deciso di dedicarsi anima e corpo: “ho iniziato a giocare a pallavolo seguendo l’esempio de i miei due fratelli maggiori, Tomek e Marek. Uno di loro, il più grande, giocava nella serie A1 polacca. Guardando loro io mi sono affezionata a questo sport e così ho deciso di provare anche io a giocare…e ce l’ho fatta. Ho iniziato a giocare a 13 anni, facendo le prejuniores e poi le juniores come tutte. Avendo iniziato così tardi ho saltato un po' di tappe iniziali tipo il minivolley, ma poi ho fatto tutti i gradini che si devono fare anche se in maniera molto veloce. Sognavo da sempre di andare a giocar in Italia perchè il livello qui era ed è più alto. Il vostro campionato era il mio più grande obiettivo all’epoca!. Ma non è stata una strada facile: io mi sono impegnata tantissimo per raggiungere un livello tale da poter giocare qui...così, quando mi è arrivata la proposta da parte della Minetti Vicenza non ci ho pensato più di tanto e sono partita”.

Una determinazione che la giocatrice polacca non sfoggia solamente in campo ma che è ben visibile anche nella vita di tutti i giorni. Un esempio? Bhè….alla festa per lo scudetto organizzata dalla Scavolini Volley, Kasia è stata premiata in veste di “Miss…sbaffo l’ombretto” per l’onnipresente trucco sui campi da gioco. Se le si chiede una spiegazione a proposito, Kasia non ci pensa due volte e dice: “ le mie amiche mi dicono continuamente:Kasia perchè ti trucchi? sei bella ufermarsi ai vertici del volley i mio marito pensano la stessa cosa… ma io voglio così. Sono ormai due anni che me lo metto per le partite: è un qualcosa di più, una cosa da donna! A me piace mettere il trucco e comprare i prodotti! Non ho possibilità di vestirmi bene perchè siamo sempre in tuta, e quindi mettere l’ombretto anche per una partita è un'attenzione che ho per me stessa”.

E come darle torto? Una donna che sa quello che vuole e che non teme le nuove sfide: Scavolini o Fenebahçe, campo o vita, Kasia avrà sempre ben in vista i suoi obiettivi. Sempre con un po’ di trucco, che non guasta mai!

Articolo pubblicato sul numero di giugno 2010 di Pallavoliamo http://www.pallavoliamo.it/publishedpage.aspx?issueid=cb62502a-3744-4b16-8542-0543e6d82df1&pageid=dd72b0a9-2cbe-48d5-b982-b52037bfc021

Commenti

Post popolari in questo blog

College Basketball Tour 2015

Cuore di mamma: Enrica Merlo

Ginnastica Artistica: la forza del singolo