Laura Saccomani

Dopo due stagioni molto positive in A2 a Roma, un premio come migliore attaccante alle finali nazionali under 18 di Trento e un inizio di stagione da protagonista con le campionesse d’ Italia della Scavolini Pesaro, Laura Saccomani ha raggiunto l’olimpo del volley a soli 18 anni. E meritatamente. Quando Vercesi, a causa degli infortuni di Usic e Skowronska, l’ha schierata in campo nel match di Supercoppa contro Novara, Laura ha saputo infatti reggere un palcoscenico tanto importante, siglando 9 punti e mettendo a terra i palloni “caldi” del tie-break. Ed è la stessa giocatrice a sorprendersi di questi risultati: “Non ho mai sognato di diventare una giocatrice di altissimo livello; non ci ho mai pensato: è venuto tutto così. Prima giocavo a Fonte Meravigliosa a Roma in B2 e poi sono stata schierata nella rosa della A2 per due anni. Pesaro mi aveva già contattato durante un torneo ad Orvieto, ma il fatto di dovermi trasferire mi ha un po' frenato. Quest'anno però mi sono buttata! Spero che vada sempre meglio: fino a questo momento sono comunque contentissima”.

Ma per Laura non è sempre stato semplice “buttarsi” e staccarsi dalla sua famiglia, finendo con il perdere così delle occasioni importanti come quella di vestire la maglia del Club Italia, un passo quasi obbligatorio per entrare nelle fila della nazionale. “Non è facile giocare in nazionale senza passare per il Club Italia,una società che ti da la possibilità di lavorare a stretto contatto con lo staff azzurro. Mi hanno chiesto molte volte di fare parte del gruppo ma ho sempre rimandato perchè per me è stato sempre molto difficile staccarmi da casa. Questo un po' mi ha penalizzato”. La giovane schiacciatrice della Scavolini è infatti molto legata alla sua famiglia che la segue ancora molto da vicino: “Elena è mia sorella e mi manca tantissimo: abbiamo sei anni e mezzo di differenza, ma lei è stata brava a trovare una via di mezzo. Le voglio un bene dell'anima. Anche se avremmo potuto vivere in due mondi diversi, siamo molto legate e ci aiutiamo tantissimo a vicenda. Lei studia architettura e ha giocato fino alla serie C ma adesso lo fa per divertirsi perché studia tantissimo. Se dovessi prendere come esempio una persona, prenderei lei: la stimo tanto per com'è. Anche con i miei ho un ottimo rapporto a tal punto che ho avuto molte difficoltà a staccarmi da loro: sono bravissimi e abbiamo molto dialogo. Se penso a come sarò da grande, vorrei essere proprio come loro. Adesso sono ancora qua da me: appena ho bisogno sono pronti a darmi una mano, e la cosa che mi dicono sempre è che ciò che faccio è la miglior scelta. In questo modo non mi sembra di essere costretta a fare nulla e ciò mi aiutata a confidarmi con loro per qualsiasi problema”.

E da una famiglia così presente, Laura ha ereditato anche dei valori importanti: “Sono molto simile a mio padre: pacata e riflessiva. Con mi madre condivido lo stesso segno zodiacale ma lei è più impulsiva di me. Forse da lei ho preso il senso del dovere, la responsabilità, e da entrambi l'educazione, indispensabile per vivere con gli altri”. Tutti insegnamenti che l’hanno aiutata in questa scalata irresistibile, fatta anche di sacrifici e a scapito di una vita “tipica” da diciassettenne: “La mia vita da diciassettenne? Ci sono i pro e i contro. Con la pallavolo cresci veramente tanto e in fretta:dovendoti confrontare con persone adulte ed atlete più forti ti senti costantemente messo sotto esame. Quindi, con i tuoi coetanei trovi delle differenze enormi. Inoltre,si finisce con il perdere tanti divertimenti, ma si evita di fare anche quelle tante piccole cavolate adolescenziali. Tra trasferte, orari serrati, stanchezza, proprio non c’è il tempo per queste cose”.

Ma la pallavolo ha comportato anche enormi sacrifici nello studio, soprattutto per una ragazza che avrebbe tanto voluto iscriversi a facoltà come architettura, medicina o ingegneria: “Quest'anno ho scelto di fare la scuola privata. Facendo gli allenamenti anche la mattina, era impossibile andare a scuola. Così sono stata costretta a fare una scelta di tempi, concentrando il programma in quelle tre volte che vado a scuola. Fino ad ora sono sempre riuscita a conciliare bene le due cose, e l’aver frequentato la scuola pubblica mi ha aiutato tanto perchè dovevo studiare come gli altri ragazzi. Ciò mi ha insegnato ad organizzarmi. A giugno andrò a fare la maturità alla pubblica e quindi devo studiare perchè voglio fare l'università. Sicuramente mi iscriverò ad un ateneo, cercando di conciliare il più possibile lo studio con la pallavolo. Magari la finirò tardi, ma oggigiorno credo che sia importante avere una laurea in mano. Tuttavia, so proprio che facoltà prenderò perché tutto quello che mi piace ha l'obbligo di frequenza o dei laboratori....dovrò scegliere qualcosa che si concili con gli impegni. Se potessi, sceglierei un indirizzo scientifico come ingegneria, medicina o architettura seguendo l'esempio di mia sorella...ma purtroppo non sarà possibile”.

Ma nonostante tutto, Laura cerca di vivere la sua vita e di trovare il giusto equilibrio: “Comunque, voglio vivere il più possibile la mia vita con compagne e amici staccando la spina quando è necessario. Quest'anno è più difficile a cause della lontananza che incide anche con i rapporti di amicizia”. Ma come sono le amicizie nel mondo della pallavolo? “Le conoscenze si allargano tanto, ma è difficile trovare un’amica da considerare tale, perché negli anni la gente tende a chiudersi nel guscio e ad indurirsi perchè ogni anno devi cambiare. Ti difendi un po' anche dagli affetti...ma sicuramente in questi anni qui a Pesaro creerò dei legami stretti, anche con le ragazze più grandi che magari hanno una visone del mondo più profonda della mia”. Laura rimarrà a Pesaro per ben tre anni, e tra le sue compagne di squadra ha già trovato dei punti di riferimento importanti sia fuori che dentro il campo: “Ogni giorno Carolina è pronta a darmi consigli...in coppia con lei ho imparo tanto, ma anche Elke (Wijnhoven) non mi fa passare nulla in ricezione! Non c'è ne una che fa la schizzinosa perché sono piccola. La mia crescita tecnica così è molto veloce. Sono cresciuta molto rispetto all'anno scorso grazie all’aiuto di Angelo (Vercesi) e delle ragazze: lavoro moltissimo con la tecnica e mi confronto ogni giorno con gente di altissimo livello”. Un miglioramento che è avvenuto anche grazie alla grande voglia di imparare e di migliorarsi della giovane atleta: “La caratteristica più importante per me è l’ umiltà, che deve venire prima di tutto. Poi da parte mia, che sono piccola, è importante essere sempre disponibile, aprire le orecchie il più possibile per ascoltare tutti i consigli che arrivano dalle proprie compagne. Ho tutto da imparare. Per esempio devo essere un po' più grintosa, cattiva in campo…e quello non è che mi riesce proprio benissimo! Ma con l'esperienza imparerò”.

Ma come è iniziata la passione per la pallavolo di questa promessa del volley italiano? “Da piccola andavo a vedere mia sorella giocare: se perdeva mi mettevo a piangere. Poi, rompevo tantissimo le scatole a mia madre perché anche io volevo giocare. Ho cominciato a muovere i primi passi nella pallavolo a cinque anni, ma a quell’età ancora non era possibile iscriversi ad una società. Mia madre ci è riuscita quando ne avevo sette. Ho fatto i primi anni di minivolley fino alle elementari, poi le giovanili. Il primo campionato che ho disputato è stato in terza divisione. Poi l'anno dopo sono arrivata direttamente in B2”.

Un salto, quello dalla terza divisione alla B2, che dimostra appieno le grandi potenzialità di questa giocatrice e che ha permesso a Laura di porre i primi mattoni per costruire la sua carriera: “Mi sono sempre allenata con le mie coetanee, ma allenarsi con gente come la Zambelli - che ha giocato in A1 e in nazionale - è stata un’esperienza molto significativa per me. Tutte le ragazze più grandi mi hanno accolto come delle mamme. Nella squadra c'erano anche altre giovani, ma io ero vista come la piccolina ed è stato bello. Quando mi buttavano dentro al posto della Zambelli, ero emozionantissima: mi sembrava qualcosa di irraggiungibile. L'anno dopo in A2 non pensavo di giocare ma il mio allenatore mi metteva dentro appena poteva: devo ringraziarlo tantissimo perché molte partite le ho giocate solo perché voleva lui. L'anno dopo è arrivata la richiesta di giocare titolare a causa di un infortunio di una mia compagna: è stata l'esperienza più significativa, perché ho disputato un campionato di altissimo livello. Non tutte le giovani hanno questa opportunità”.

Dopo una stagione strepitosa in A2 che le è valsa anche il titolo di miglior schiacciatrice della scorsa stagione, per Laura è arrivato il momento di calcare i campi di gioco della massima serie in una delle formazioni più forti del momento: la Scavolini Pesaro che già da alcuni anni le faceva la corte assieme ad altre formazioni di A1. “Un giorno stavo parlando del mio futuro con il mio procuratore che mi ha detto: “decidiamo per l'anno prossimo, la più quotata è Pesaro”. Con il passare del tempo ogni punto andava a favore di questa società. In realtà, dovevo andare a Pesaro durante l’estate solo per vedere; poi ho conosciuto la società, ho parlato con Sardella, e lì sul posto mi hanno chiesto di firmare. Ho pensato che era la scelta migliore e quindi ho preso la decisione: ero tesissima. Quello della A1 era tutto un altro mondo: conferenze stampa, interviste, foto. E poi vestire la maglia con lo scudetto addosso è una grandissima emozione: ti senti tanta responsabilità addosso. Poi sapendo che in squadra c'era gente come Costagrande, Guiggi, Ferretti e Skowronska, all'inizio mi intimoriva parecchio; però mi hanno accolto tutte bene sin da subito e Angelo coinvolgeva davvero tutti”.

L’unica cosa che manca ad incoronare la carriera di questa atleta sarebbe una partecipazione alla nazionale maggiore, una convocazione che la giocatrice non nasconde di voler ottenere: “l'anno scorso avrei potuto giocare da protagonista un mondiale, ma alla fine non siamo più andati. Sapevo che Mencarelli comunque aveva fiducia in me! Peccato che questo sogno sia andato in frantumi. Gli altri anni, in maglia azzurra, ho partecipato alle “Otto Nazioni” e agli EYOF (European Youth Olimpic Festival) ma non ho mai fatto tornei davvero importanti. Adesso che non ho più la juniores, non so quando mi ricapiterà di indossare la maglia azzurra, ma spero tanto che il momento arrivi presto”. E il momento più bello Laura l’ha vissuto proprio con la maglia della nazionale: “ Il torneo delle “Otto Nazioni” non è un'amichevole: indossi la maglia azzurra e rappresenti la tua nazione. Ti guardi allo specchio e non ci credi che ci sei proprio tu tra quelle sei atlete che rappresentano tutta l'Italia”.

E se quello specchio Laura lo potesse attraversare e scoprire, al di là, un mondo perfetto? Come sarebbe? “Nel mio mondo ideale non dovrebbe mancare un'ottima società, come quella in cui sono adesso; diventare molto forte ma conciliare anche gli altri aspetti della mia vita, rimanendo sempre ad un livello altissimo di pallavolo. Ma rispetto a quanto posso diventare forte, al mio studio e a tutto il resto, essere circondata da chi mi vuole bene e crede in me è sicuramente la cosa più importante”.

Una società forte con delle compagne sempre pronte ad aiutarla; una famiglia che le è sempre affianco e che le da un supporto incondizionato; progressi che ogni giorno si fanno più evidenti: per la piccola Laura sembra proprio che il “paese delle meraviglie” non sia più solo un sogno, ma una bellissima e concreta realtà.

Articolo originale pubblicato sul numero di gennaio di Pallavoliamo @ http://www.pallavoliamo.it/publishedpage.aspx?issueid=8b6451f1-0975-4591-8cdb-552285588026&pageid=2902056e-442a-443e-8e19-55a5358bf032

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