Lettera a Francesca Ferretti
Cara Francy,
ricordo ancora quando a undici anni hai detto addio alla ginnastica ritmica per dedicarti alla pallavolo: stavi crescendo tanto ed eri diventata troppo alta per quello sport. Ti portai allora nella palestra di Augusto Sazzi e da lì iniziò la tua scalata nel mondo della pallavolo: ti ho sempre appoggiato in questa tua scelta anche perché già da quei primi palleggi si vedeva che avresti potuto arrivare in alto. All’inizio era tuo padre che ti seguiva nei vari spostamenti per farti visionare dato che anche lui era un allenatore. Ma quando hai iniziato a fare i primi tornei e le prime partite, io ci sono sempre stata, anche se a volte mi dovevo dividere con le partite di tuo fratello maggiore. Anche lui giocava a pallavolo, ma tu sin da piccola hai sempre avuto una marcia in più! Ti ricordi quando ho lasciato te e tuo fratello in casa da soli, tu l’hai scambiato per la rete da pallavolo e l’hai preso a pallate facendolo sanguinare? Tutti me lo dicevano che avresti fatto grandi cose nella pallavolo e per noi è stato quindi importante assecondarti il più possibile in questo tuo cammino.
Anche nello studio. Alla geometria e alla matematica hai sempre preferito gli schemi di gioco e la palestra, ma te la sei sempre cavata anche quando hai dovuto cambiare quattro scuole pur di inseguire il tuo sogno. Io ci tenevo davvero che tu prendessi il diploma, più che altro per un tuo bagaglio personale e per questo sono molto soddisfatta dei risultati che sei riuscita ad ottenere. I primi due anni li hai fatti mentre giocavi per il Club Italia: non puoi immaginare quanto sia stato difficile vederti partire per quella nuova avventura, dato che sapevo che non ti avrei rivista per tantissimo tempo. Fino ad allora, infatti, anche se eri lontano da casa, ogni tanto tornavi. La prima volta che sei partita è stato però per Reggio Calabria. Mi ricordo che quando è arrivata la chiamata eravamo tutti insieme al mare a Porto San Giorgio. Tu non avevi preso mai l’aereo e non ti eri mai allontanata da noi. Siamo corsi a casa a preparare le valigie e ti abbiamo accompagnata all’aeroporto. Vederti partire è stata davvero dura anche perché avevi solo 15 anni. In quell’occasione ne ho versate di lacrime!
Così è iniziata la tua carriera, e in questi dieci anni di momenti da ricordare ce ne sono davvero tanti. Il ricordo al quale sono più legata è quello delle Olimpiadi di Atene, anche perché io ero lì con te. Credimi, vedere la propria figlia a 19 anni entrare in campo con la maglia della nazionale, sulle note dell’inno di Mameli e con tutta la solennità dell’evento, è un’emozione unica. Ancora oggi, al solo pensiero mi viene la pelle d’oca. Ma Atene non e l’unico ricordo che ho detta tua bellissima carriera. Per esempio ho ancora vivida la felicità nei tuoi occhi quando hai ricevuto la chiamata da Pesaro. Venivi da un periodo davvero difficile subito dopo l’infortunio e, come te, anche io avevo tante paure: saresti riuscita a ritornare ai grandi livelli? Quell’infortunio avrebbe messo la parola fine alla tua carriera? E poi c’era stata una stagione non troppo esaltante a Torino. In quell’occasione erano piovute su di te tante critiche. Non puoi immaginare come quegli attacchi abbiano ferito anche a me. Quando il telefono ha squillato e Pesaro ha ti ha offerto di vestire la maglia della Scavolini, ho visto i tuoi occhi riempirsi di nuova gioia. Quel momento mi rimarrà sempre nel cuore, anche perché dimostra come la vita qualche volta può darti una seconda possibilità.
L’infortunio! Eh sì, quello è stato sicuramente il momento più brutto e più difficile della tua carriera, ma anche per me lo è stato dato che ti vedevo soffrire e ho vissuto con te i pianti e i timori. Io cercavo di sdrammatizzare e di starti accanto il più possibile. Quei momenti ci hanno sicuramente unito, ma non sempre il nostro rapporto è stato facile. Io e te siamo uguali in molti aspetti del carattere: entrambe siamo orgogliose e un po’ permalose e per questo ogni tanto era facile scontrarsi. Le nostre conflittualità, però, si sono risolte quando ti sei allontanata da casa. La lontananza ci ha avvicinato, forse perché quelle piccole rivalità che esistono in tutti i rapporti madre-figlia in questo modo sono venute a mancare. Ora accetti meglio anche i miei consigli: una volta avresti risposto con un secco “ma che borsa”.
È vero, io ogni tanto qualche critica te la faccio. All’inizio spesso ti dicevo le cose che non andavano subito dopo una partita e, lo ammetto, qualche volta è stato un errore; ma ora tu accetti le mie osservazioni e spesso ne parliamo il giorno dopo. Lo sai, io sono sempre un po’ critica e se in una partita non hai giocato secondo le tue possibilità, io te lo dico apertamente. Ma non posso nasconderlo: io sono la tua tifosa numero uno…anzi la numero due, perché tuo padre è il tuo fan più accanito. Ma sai anche che prima di ogni partita io sarò lì per il nostro abbraccio scaramantico o per inviarti un messaggino pieno di “tvb” per dirti “in bocca al lupo”. Guai a dimenticarsene! Ti ricordi quando sei tornata su di corsa una volta che non ci eravamo salutate con il nostro abbraccio? Se non sbaglio era prima di una delle ultime partite della scorsa stagione e io quando sei uscita non ti ho visto. Dopo nemmeno dieci minuti hai suonato il campanello e sei corsa su per abbracciarmi e per sentirti dire in bocca al lupo all’orecchio. E devo dire che fino ad ora ha funzionato veramente!
Sei di una umanità infinita, un pregio che non sempre riesci a mostrare perché spesso cerchi di nascondere le tue emozioni, sia quelle belle che quelle brutte. Per questo qualche volta puoi sembrare un po’ distante dalle cose. Ma io so che non è assolutamente così: semplicemente ci metti un po’ di più ad entrare e a fare entrare le persone nel tuo cuore, ma quando qualcuno ti conosce scoprirà che sei una persona davvero speciale e molto sensibile.
Per questo io ti auguro, come è successo per Pesaro, che nella tua vita ci siano tante altre seconde possibilità!
La tua mamma Silvana
Articolo pubblicato sul numero di settembre 2010 di Pallavoliamo @http://www.pallavoliamo.it/publishedpage.aspx?issueid=cafc8d66-6fac-49f2-b467-fb04f6521c7d&pageid=390cd5d3-4e5d-41cc-935f-3636117ce9b2
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