Saara Esko

Nella vita non si può pensare solo ai soldi. È chiaro che se io potessi guadagnare la stessa somma in Finlandia starei là; ma ci sono dei compromessi da trovare”. Parola di Saara Esko, schiacciatrice finlandese del Liu-Jo Carpi ed ex numero 5 della Yamamay Busto Arsizio. Con le farfalle bustocche, Saara ha conquistato la serie A1 nella stagione 2006-07 ed è poi arrivata a disputare i play-off nelle due stagioni successive. Una scalata irresistibile che molti le invidiano. Ma come lei stessa ha affermato, nella vita bisogna trovare dei compromessi, e dopo 3 anni vissuti da vera protagonista nella società bianco-rossa, l’atleta ha deciso di recidere il contratto con la Yamamay in un momento d’oro per la società. “A Busto mi sono trovata bene e penso che anche loro fossero contenti di me in generale, anche umanamente. Però era il momento di fare questo tipo di scelta: non potevo resistere un altro anno”. A farle prendere questa decisione quanto mai inaspettata e contro tendenza, è stata la volontà di dedicarsi alla famiglia e di stare più vicino a suo marito Mikko. “Avevo ancora un anno di contratto con Busto e mi è costato molto comunicare questa scelta alla mia società. Ma adesso che il tempo è passato, anche loro hanno capito le mie ragioni e sono contenti che io sia felice. Devo ammettere che la vita
matrimoniale mi piace: è bello, quando si ritorna a casa, trovare qualcuno che ti aspetta e non cenare da sola. Comunque cambia tanto: se hai fatto una brutta partita o un brutto allenamento non tieni tutto per te, ma puoi condividere le tue emozioni e hai altre cose da fare e a cui pensare
”.

Una scelta dettata dall’amore quindi quella della giocatrice finlandese. E dove l’ha portata il suo cuore? “A Carpi, per stare vicino a Mikko e per abitare insieme a lui. Quando ci si sposa è giusto vivere il matrimonio, cercando di stare il più vicino possibile all’altra persona. Io e Mikko ci siamo sposati nel 2007 in Finlandia e adesso è arrivato il momento nel quale entrambi possiamo lavorare bene e stare insieme: un connubio perfetto. Siamo stati lontani per parecchi anni e sono convinta che quando uno sta bene nella vita privata poi riesce anche a giocare meglio”.

Mikko Esko è il regista della Trenkwalder Modena e della nazionale finlandese: due cuori uniti nella pallavolo e ora anche nella vita privata. Ma la loro storia è iniziata tanti anni fa, all’epoca della scuola: “Ci siamo conosciuti al liceo dove abbiamo avuto dei percorsi molto simili. Lui ha due anni in più e quindi quando sono arrivata, lui frequentava

l’ultimo anno. Ma poi non ci siamo visti per un certo periodo. La nostra vera storia è iniziata ad una festa del solstizio d'estate, due anni dopo esserci conosciuti. Poi abbiamo iniziato a viaggiare e siamo stati costretti a vivere anche in nazioni diverse. Così, ci sono stati anni in cui ci siamo visti veramente poco. Quando io ero in Germania, per esempio, lui giocava in Belgio. Tra me e lui c’erano 800 chilometri e ci siamo visti solo quattro volte in un anno. Quindi ho deciso di trasferirmi io stessa in Belgio dove con la squadra del Tongerem ho giocato anche le Final Four a Chieri. Niente d’eccezionale però: il campionato belga era monotono – abbiamo perso solo 5 set in tutta la stagione - ma almeno io e Mikko potevamo stare insieme
”.

Un amore che ha quindi percorso chilometri e che ha dovuto affrontare dei momenti anche difficili e di lunga separazione. “La nostra storia era nata già tempo prima della nostra carriera pallavolistica. La vita degli atleti professionisti è impegnativa, particolare: non possiamo uscire sempre, e se troviamo qualcuno è sicuramente al palazzetto! Per far funzionare le cose devi avere cento per cento fiducia nell'altro, altrimenti non ce la fai a vincere la lontananza. E bisogna imparare a parlare molto l’uno con l’altro. Inoltre devi accettare il fatto che il tuo lavoro ti porta a stare distanti e pensare che poi un giorno, quando si sarà vecchi, ci sarà anche il momento per stare insieme 24 ore su 24”.

Saara e suo marito sono arrivati in Italia nel 2005, e dopo tanto girovagare hanno potuto finalmente coronare il loro sogno fatto d’amore e pallavolo: “Per fortuna ci siamo trovati vicini. Nel 2008 lui ha avuto la possibilità di giocare in un’ottima società. Io in realtà non sapevo nemmeno dell'esistenza di Carpi; per fortuna, grazie anche allo sponsor, mi è stata data la possibilità di giocare per una società molto buona e che ha tanta voglia di crescere”. I due hanno così iniziato a costruire la loro vita insieme a Nonàntola, un piccolo borgo vicino a Modena che ospita i giocatori della TrenkWalder. “Mi trovo benissimo in Italia: sono camaleontica. In Finlandia c'è tantissimo verde e questo mi piace ritrovarlo anche qui. Dall’altro lato, però qui c'è sempre tanta confusione. A Tampere, che è una città grande, puoi incontrare dieci persone in una giornata. In centro a Modena, la domenica mattina, ne incontri decisamente di più! La mia famiglia mi manca certo, ma non ci posso pensare troppo, perchè altrimenti perderei la serenità. Anche loro hanno accettato che io stessi qui in Italia. E poi ci vediamo quando possiamo”.

Lontano dalla famiglia e sempre il giro per il mondo, i due hanno dovuto trovare i loro equilibri ed imparare ad aiutarsi nelle faccende domestiche: “Io personalmente sono una persona tranquilla, casalinga. Mikko è poi bravo tra i fornelli e spesso cucina lui. Ora cuciniamo italiano, anche se non prepariamo grandi cose: seguiamo una dieta semplice da atleti. Comunque chi arriva primo prepara. Lui fa molto bene i primi, le paste e i sughi; io quest'anno ho imparato a fare la crostata”. Non c’è alcun dubbio che la vita privata della giocatrice finlandese vada a gonfie vele. Ma per seguire il suo cuore, Saara ha deciso di passare dalla serie A1 alla A2, un cambiamento non sempre facile, ma che la schiacciatrice di Carpi ha definito “non declassante”. “Il gioco in A1 è molto più pulito: c’è meno confusione in campo ed è più facile capire come la palla esce dalle mani di un attaccante. In A2 invece il gioco non è altrettanto pulito ed è quindi più imprevedibile. Ciò che cambia veramente è la velocità: non che in A2 sia più facile difendere una palla, però certamente il gioco è più lento. Poi in A2, solitamente vince la squadra che fa meno errori, mentre in A1 il livello è molto più alto e quindi gli errori incidono di meno. Per questo si fa fatica ad abituarsi: capita addirittura che una giocatrice forte in A1 poi giochi male nella serie inferiore, perché nella massima serie hai un ritmo alto che ti trascina e altre giocatrici forti intorno; in A2 invece, ci sono solo una o due giocatrici al top e gli avversari ti marcano più stretta perché sanno che sei il punto di riferimento della squadra. È una sfida anche questa”.

E che dire allora della sua attuale squadra? “La Liu-Jo è una società che ha voglia di crescere. È al suo primo anno nella serie A, e per essere una squadra di A2 ha delle grosse potenzialità. Adesso ci sono cose che vanno migliorate, ma c'è tanta voglia di fare bene. Abbiamo iniziato con il piede giusto, ma poi gli infortuni e un po’ di sfortuna ci hanno rallentato. Sicuramente cercheremo di superare queste difficoltà e di raggiungere una condizione ottimale. Siamo un gruppo di 12 giocatrici di livello, e possiamo quindi fare molto bene in questo campionato”.
La passione di Saara per la pallavolo è iniziata tanti anni fa nella fredda Finlandia anche se in realtà i suoi primi passi non furono tanto su un campo da gioco, quanto sulle piste innevate: “Ho iniziato a giocare a sette anni. Mia sorella che ha 4 anni di più, ha iniziato due settimane prima di me, e mi ha invitato a giocare. Io in inverno facevo sci di sfondo e d’estate atletica. Poi ho iniziato anche la pallavolo. Dai sette ai dodici anni giocavo in due squadre contemporaneamente: con le ragazze della mia età e con quelle più grandi. Poi ho raggiunto la squadra che militava in terza divisione. A 15 anni giocavo nella prima divisione, una sorta di A2, e a sedici già nell'equivalente dell’A1 italiana. Al liceo l’attività sportiva era legata alla vita scolastica, come in una specie del vostro Club Italia: la mattina scuola e alla sera allenamento. Poi due volte a settimana, si poteva andare con il proprio club dato che la maggior parte degli studenti facevano parte di una società”.

Anche se di poca tradizione pallavolistica – solo tre i nomi importanti nel panorama internazionale (Saara Esko, Riikka Lethonen e Nora Lainesalo), la Finlandia offre ai suoi atleti professionisti anche la possibilità di studiare e poter così proseguire le proprie carriere dopo aver smesso di giocare: "In nazionale ho giocato sempre quando non ero infortunata, ma poi quattro anni fa ho lasciato tutto per dedicarmi allo studio. Lo scorso anno così mi sono laureata grazie ad una scuola sponsorizzata dalla federazione di hockey su ghiaccio finlandese. Ci sono tanti atleti che non possono lavorare da nessuna parte dopo aver smesso. Così lo Stato ha voluto organizzare un corso di tre anni simile all’ISEF che include un vero e proprio tirocinio e una sessione on-line: in questo modo almeno gli atleti professionisti che giocano fuori hanno la possibilità di studiare ed ottenere un titolo per poter proseguire".

Ma più che alla pallavolo, la Finlandia ci fa pensare a Babbo Natale e alle sue renne, alla neve e ai verdi boschi. E da buona finlandese, Saara è molto legata a queste tradizioni: "Il Natale è il periodo più bello dell'anno: mi viene sempre in mente tantissima neve, i meno 25 gradi, l'attesa, l'apertura dei regali, il buio, le candele: è un’atmosfera molto particolare ed unica. Ci tengo tanto a Babbo Natale: anche quando già non ci credevo più, per me Babbo Natale arrivava sempre. Magari era mio nonno, o mio padre che si travestivano e mi portavano i regali. Adesso che anche mia sorella ha un bimbo di tre anni, penso che questa tradizione riprenderà. In Finlandia c'è anche chi lo fa per lavoro: puoi chiamare il servizio da Babbo Natale. Magari può essere il mio lavoro in futuro!".

E chi lo può sapere? Intanto lei si allena con il fare i regali alle sue compagne di squadra: "Mi piace lavorare a maglia. Ho fatto io le calze per Barbara Campanari: è stato un lavoraccio con i piedi lunghi che ha ...poi ho preparato anche un paio di guanti per Fokknes Jettie che ha sempre le mani fredde". Ma come vede davvero il suo futuro la schiacciatrice di Carpi? Vuole davvero portare i regali su una slitta? " Il mio futuro? Quando smetteremo, io e mio marito pensiamo di tornare in Finlandia, ma nella vita non si sa mai. Mikko giocherà sicuramente più di me, mentre io andrò avanti anno dopo anno, e vedrò quello che succede, come mi sento, dove giocherò. Non vorrei ritrovarmi ad annullare un altro contratto perché non è mai una cosa piacevole. Se tutto va bene, però almeno due bambini fra dieci anni li vorrei avere". A 29 anni Saara è un’atleta affermata che ha saputo ascoltare e capire le sue passioni e le proprie necessità. Pallavolo, amore e famiglia. Tre elementi che si sposano perfettamente nella vita privata e professionale di questa giocatrice, che dalla Finlandia all’Italia si è lasciata sempre trasportare dal suo cuore.


Articolo pubblicato sul numero di dicembre di Pallavoliamo @ http://www.pallavoliamo.it/publishedpage.aspx?issueid=fd541c08-3971-4f39-b59e-e458254c8111&pageid=92c67c02-67bd-47a3-936d-7a570a9fad33

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