MARTINA MOSETTI: UN ESORDIO SCOPPIETTANTE NELLA NCAA
Gli Stati Uniti, forse forse non erano mai stati un vero e proprio sogno per Martina Mosetti, ma quando l’occasione si è presentata, il suo istinto l’ha portata dritta dritta negli USA “prima che me lo offrissero, non ci avevo mai pensato… anche perché non potevo neppure immaginare che mi si presentasse una possibilità del genere. Non avevo un vero e proprio “American Dream” ma le scelte che inconsciamente ho fatto alla fine portavano lì. Poi, nello scegliere, ho seguito l’istinto: sono contenta di averlo fatto perché appena sono arrivata a Boston ho capito che avevo fatto la scelta migliore non solo a livello cestistico ma anche personale. Semplicemente stare lì è una grande fortuna”.
Possibilità che è nata da una chiacchierata con Kathrin Ress, sua compagna di squadra a Schio e che aveva giocato al Boston College. “Kathrin conosceva l’allenatore perché faceva l’aiuto quando lei giocava là. Così, un giorno, mentre chiacchieravamo del più e del meno, mi dice “se vuoi gli mando un’email con il tuo video, ma non ti garantisco nulla”. Glie l’ha mandata e l’allenatore Erik Johnson ha risposto che era molto interessato e che voleva offrirmi una borsa di studio dopo che Kathrin gli aveva parlato bene del mio gioco. Ci siamo sentiti su Skype e così sono andata a vedere il college; a fine agosto dello scorso anno mi sono trasferita a Boston”.
Possibilità che è nata da una chiacchierata con Kathrin Ress, sua compagna di squadra a Schio e che aveva giocato al Boston College. “Kathrin conosceva l’allenatore perché faceva l’aiuto quando lei giocava là. Così, un giorno, mentre chiacchieravamo del più e del meno, mi dice “se vuoi gli mando un’email con il tuo video, ma non ti garantisco nulla”. Glie l’ha mandata e l’allenatore Erik Johnson ha risposto che era molto interessato e che voleva offrirmi una borsa di studio dopo che Kathrin gli aveva parlato bene del mio gioco. Ci siamo sentiti su Skype e così sono andata a vedere il college; a fine agosto dello scorso anno mi sono trasferita a Boston”.
Ed è così iniziata una nuova tappa per la cestista classe ’95 di Trieste che nel 2014, dalla Sgt è passata alla pluridecorata Famila Schio, società in cui ha assaggiato l’A1, giocando però da protagonista nel team satellite di Sarcedo dell’allora A3. Ora a Boston, ha trovato un ambiente e un coach che le stando dando tanta fiducia, tanto che nel suo primo anno ha già messo a referto 20′ di media a gara. “Normalmente gli allenatori preferiscono affidarsi a senior e junior, ma Coach Johnson no. Lui punta molto sulle giovani e ha dato molto spazio a me e altre due matricole . È stato bello perché ho avuto la possibilità di vedere direttamente dal campo cosa vuol dire giocare negli Stati Uniti e mettermi alla prova contro squadre talentuose in una conference come la ACC che è molto competitiva”.
Un banco di prova duro che però ha fatto crescere Martina “certo, questo primo anno è stato fantastico, ma anche una responsabilità che mi ha portato a commettere errori dovuti anche alla portata di quello che sto facendo: immagina di fare il tuo esordio a Standford di fronte a un pubblico immenso, o giocare contro squadre del calibro di Notredame, o sfidare il pressing di Syracuse…. errori che però mi hanno fatto crescere e reso tutto ancora più bello”.
Errori che probabilmente le hanno permesso di fare un passo in avanti rispetto allo scorso anno e così centrare la convocazione in nazionale in occasione degli Europeri U20 che si sono svolti a Lanzarote (Spagna) dal 2 al 12 luglio e che hanno visto Martina protagonista di un ottimo quinto posto. “Gli Europei sono stata un’esperienza molto formativa: ho visto, capito e rielaborato molte cose. Un quinto posto è sempre positivo e sono soddisfatta, ma sulla carta potevamo fare meglio. L’esperienza in USA mi è servita sicuramente per crescere: è stata sicuramente d’impatto e ora che ho avuto tempo di rielaborare sicuramente posso dire che mi è servita per centrare la convocazione in nazionale e per giocare al meglio queste partite. Sicuramente, infatti, sono migliorata molto a livello fisico, dato che il basket nel college USA è molto più fisico; ma anche psicologico dato che ero da sola e ho dovuto confrontarmi con tante culture diverse. Gli Europei poi mi hanno dato un nuovo bagaglio culturale e cestistico che sono sicura mi aiuteranno tantissimo in futuro”.
A partire da un aspetto sul quale l’atleta triestina vorrebbe davvero migliorare: “Sono una giocatrice molto versatile e so fare bene tutto; sono molto grintosa e odio perdere. Mi piacerebbe essere una vera “trascinatrice”. Nel senso, al momento lo divento quando sento la fiducia su di me, ma sto lavorando su questo aspetto dato che lo vorrei essere sempre a dispetto della fiducia riposta in me, diventando in questo senso più professionale e fare sempre il mio. Quest’anno è stato un po’ transitorio dato che ero appena arrivata in USA e quindi all’inizio, anche per problemi di lingua non è sempre facile ritagliarsi un ruolo. Diciamo che per il momento ho seguito le altre e mi sono adattata facendo squadra”.
Martina quindi si presenterà al suo secondo anno al Boston College più completa, più consapevole e con tanta voglia di crescere. Ma conosciamo meglio la sua squadra che sarà protagonista del College Basketball Tour il 19 e il 21 agosto, prima a Venezia e poi ad Ancona. “rispetto alle altre squadre che militano nella ACC, siamo una squadra meno atletica, più “bianca”, con grandi tiratrici da tre e molto giovane: basti pensare che lo scorso anno con me sono arrivate altre tre matricole che sostituivano altrettante senior in uscita. Lo scorso anno eravamo molto giovani e abbiamo faticato. Ci serve un po’ più di unità extra-cestistica dato che con me straniera, una ragazza africana (Ella Awobajo ndr) e altre tre nuove non è stato facile creare subito un gruppo affiatato. Però, visti anche i risultati, abbiamo un sacco di potenzialità davanti”.
Risultati davvero positivi, visto che il Boston College si è tolto alcune soddisfazioni battendo Duke e sfiorando il 50% di vittorie stagionali. Tra le tante partite, Martina ne ricorda in particolare due: “Naturalmente, la vittoria contro Duke in casa nella quale partivamo da sfavorite dato che è tra le prime 15 d’America. Abbiamo giocato la partita punto a punto e alla fine siamo riusciti a portarcela a casa grazie a due triple di una mia compagna. In un periodo in cui stavamo crescendo e in particolare io mi ero messa davvero giù e mi ero concentrata sul basket, è stata quindi una partita importante per me. Anche se in verità le emozioni più belle me le ha regalate il secondo match di regular season contro la St. Mary’s University (università californiana con cui sulla carta eravamo favorite). Arrivavo a questa gara dalla sconfitta all’esordio contro Standford (96-63) e con un vero shock per aver giocato davanti a tante persone; in un battibaleno ci siamo ritrovate sotto. Ma siamo riuscite a recuperare 13 punti : è stata un po’ una svolta che ci ha messo davanti alle nostre vere potenzialità”.
L'articolo originale è pubblicato sul sito ufficiale del College Basketball Tour
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