Valentina Zago
Tra le sue compagne di squadra è meglio conosciuta con il soprannome di Zagor, come l'atletico protagonista di una famosissima striscia di fumetti italiana degli anni '60. Stiamo parlando di Valentina Zago, opposto della Pomì Casalmaggiore. Proprio come il suo alter ego fumettistico, instancabile viaggiatore e valoroso combattente, Valentina è una ragazza “testarda e che si impunta un po' sulle sue convinzioni” e che ha iniziato la sua scalata verso la A2 proprio con un viaggio che l'ha portata lontana da casa all'età di 16 anni e che le ha permesso di intraprendere questa avventura nel mondo della pallavolo italiana. Certo, Valentina nel suo percorso non ha dovuto combattere contro creature mostruose o salvare gli indiani d'America, ma nella vita di una giocatrice di pallavolo altri possono essere gli ostacoli da affrontare e gli avversari da combattere.
Ma andiamo con ordine, e partiamo dalla prima tappa di questo viaggio: una piccola palestra nella cittadina di Stra, in provincia di Venezia, dove Valentina muove i primi passi nel mondo della pallavolo: “Inizialmente avevo provato con il nuoto....ma è durata davvero poco. Nonostante mia madre fosse una giocatrice di pallamano - e che aveva giocato persino in A2 – questo sport non mi aveva mai attirato: dalle mie parti non è un gioco molto conosciuto e non c'erano neppure squadre importanti in zona. Il mio arrivo sui campi da gioco è arrivato quando ho deciso di seguire i miei amici che giocavano nella palestra dietro casa. All'inizio ero lì per provare, senza una vera e propria motivazione, ma è stato subito amore: mi è piaciuto subito e a pelle ho capito che era la disciplina adatta a me. In realtà, i primi tempi in palestra mi ricordo che erano anche un po' noiosi perché si facevano sempre le stesse cose e più che imparare la tecnica della pallavolo passavamo il tempo a fare giochi come Palla Guerra, Palla Base; tant'è che io spesso mi domandavo “ma siamo venuti qui a giocare a pallavolo o cosa?” . Non si può certo negare che sin da piccola Valentina avesse le idee chiare: lei voleva giocare. “Da lì ho continuato passando per tutte le categorie, fino a che non sono passata a giocare in serie C a Padova. Poi mi hanno chiesto di andare a Ravenna al Club Italia”.
L'idea di dover lasciare la propria famiglia e trasferirsi a tanti chilometri di distanza dai propri cari, avrebbe spaventato chiunque. Ma tanta era la voglia di giocare e di imparare di Valentina, che a soli 15 anni la giovane schiacciatrice decide di lasciare la sua famiglia, i suoi amici e i suoi studi e raggiungere l'accademia di pallavolo più importante d'Italia. Quello del Club Italia è stato un passaggio importante per la crescita di questa atleta ma che ha anche comportato sacrifici e che le ha riservato anche dei momenti difficili. “Oltre alla paura di lasciare casa, di “abbandonare” la propria famiglia, di andare via e vivere con altre ragazze che non conoscevo, mi preoccupava il pensiero di non sapere se sarei riuscita a vivere lontano dai miei cari. E poi avevo paura di cambiare scuola. Avevo infatti iniziato a fare il “turistico” a Venezia e poi sono passata a ragioneria, una cosa che mi ha scosso e a scuola ho avuto una certa difficoltà. Ma il fatto di condividere quell'esperienza con ragazze che come me si trovavano lontano, mi ha fatto passare meglio quella situazione anche se in alcuni momenti mi mancava un po' il supporto dei miei genitori. Nel Club Italia poi avevamo tantissime ore di allenamento e, essendo tutte minorenni, eravamo molto controllate...noi invece eravamo in quella fascia d'età dove la voglia di uscire e stare in compagnia è tanta. Non era possibile fare molte cose e stavamo sempre lì tra di noi, a parte quelle cinque o sei ore per andare a scuola”. Ma la restrizione più grande era forse quella pallavolistica: “vista l'intensità degli allenamenti tutto era focalizzato sulla crescita: a me, tuttavia, mancava molto il gioco vero e proprio e la competizione; secondo me la bravura la si sviluppa stando in campo e giocando partite, mentre noi non avevamo grandi obiettivi e quindi quel passare tanto tempo in palestra senza poter poi mettere in pratica in partita quello cha facevi a me stava un po' stretto”.
Ma è proprio quel periodo al Club Italia che permette a Valentina di venire notata e di entrare nel giro della nazionale seniores: “in realtà avevo già giocato con la Prejuniores e avevo preso parte anche a vari collegiali azzurri e agli europei : conoscevo già quindi l'ambiente e i ritmi di lavoro. L'anno scorso però è arrivata la convocazione più importante con la maglia della seniores: anche se non si trattava della prima squadra, per me è stata una grande gioia, soprattutto perché arrivava dopo un po' di tempo dall'ultima volta che avevo fatto parte del gruppo azzurro e voleva quindi dire che in tutti quegli anni qualcosa di buono l' avevo davvero fatto. Ricordo che in quel periodo ero a San Casciano, in B1. Il presidente faceva parte della federazione e quindi sapeva un po' le notizie in anteprima: ogni tanto, ridendo, mi diceva che ci sarebbe stata questa manifestazione in Cina ad agosto e mi ripeteva “mi raccomando che in agosto devi andare in Cina” ; ma io mi domandavo di cosa stesse parlando perché non ne sapevo proprio nulla. Poi, per email, ho ricevuto la notizia della convocazione al collegiale e poi alle Universiadi di Shenzhen. A quel punto il mio obiettivo più grande era quello di far bene e se avessi avuto la possibilità di giocare,- come poi è stato - di dare tutta me stessa. Indossare la maglia della nazionale e sapere di rappresentare la propria nazione è un'emozione forte; anche se si tratta di competizioni più o meno importanti, cantare il proprio inno nazionale ti lascia sempre un po' a bocca aperta”.
Grande è stata anche l'emozione di potersi “confrontare” con giocatrici del calibro di Piccini, Lo Bianco e Cardullo: “non le conoscevo personalmente: è stata sicuramente una grande emozione fare un allenamento insieme a queste giocarci... per non pensare al fatto di farci due chiacchere! Inoltre, ho avuto modo di poter conoscere anche atlete che ammiro molto come Serena Ortolani ed essere allenata da coach del calibro di Parisi e Mencarelli da cui ho imparato davvero tanto”. Così, dopo una stagione al Volley Valsugana (PD) e due a San Casciano (FI) sempre in B1, per Valentina era giunto il momento di fare il grande salto nella lega A. La sorte ha voluto che l'opposto mancino vestisse la maglia proprio di quella squadra che aveva negato la promozione nella massima serie alla squadra fiorentina: “avevo ancora un po' il “dente avvelenato” per quella partita e ho preso il mio tempo per pensarci bene. Il presidente della Pomì mi aveva parlato delle prospettive e degli obiettivi che aveva la sua società per questa stagione e soprattutto la possibilità di giocare da subito come titolare. Dopo tanto pensare mi sono detta “proviamo questa avventura”. Fino a quel momento avevo sempre giocato in B1 e quindi anche la prospettiva di poter disputare una stagione in A2 era davvero allettante. Ma allo stesso tempo portava sulle mie spalle una responsabilità maggiore che un po' mi faceva paura. In B1 fino a quel momento sapevo come comportarmi; in A2 non sapevo neppure se ne sarei stata all'altezza! Inizialmente è stato difficile adattarsi subito al ritmo degli allenamenti le squadre avversarie erano sicuramente di un livello più alto a quello a cui ero abituata fino ad allora. Per questo ho lavorato molto fin da subito e sono riuscita ad inserirmi in questa nuova realtà con tranquillità. Personalmente sono contenta di come stia andando il nostro campionato fino ad ora e di come io stia giocando: avere subito la possibilità di giocare ed essere titolare all'inizio mi ha un po' spaventato, ma poi l'ho presa con tranquillità e mi sono detta che dovevo impegnarmi e fare tutto il possibile. E ha funzionato”.
Nonostante infatti le ultime tre sconfitte, la Pomì, squadra neopromossa dalla B1 e con una rosa di atlete completamente nuova, ha saputo ben gestire questa prima parte del campionato e ha trovato in Valentina un opposto capace di siglare fino a questo momento ben 277 punti: un bottino niente male per una esordiente! Il segreto del suo successo? “sia che la partita stia andando bene sia male, il mio pregio più grande è quello di avere sempre una grande grinta e la volontà di non mollare: due aspetti che secondo me sono davvero essenziali in campo...e nella vita. Quando penso su cosa mi butterei quando un giorno smetterò di giocare, viste le difficoltà nel mondo del lavoro, penso che mi tirerei su le mani e mi adatterei fino a trovare qualcosa che mi piace. Cerco di avere sempre la giusta determinazione ma il sorriso e la battuta sempre pronta ce l'ho sia fuori che dentro il campo. ”. Un po' come Zagor; e proprio come lui, Valentina ha un grande attaccamento alla propria famiglia e all'avventura. “sono figlia unica e quindi i mie genitori sono molto legati a me. Inoltre sono due appassionati di volley e sono due miei grandissimi fan. Ogni weekend mi seguono in giro per l'Italia e mi sono sempre vicini: mi fa piacere perché quando si è lontani da casa, avere persone importanti vicino a te ti dà tanta forza. Ora hanno persino comprato un camper per potermi seguire al meglio. Non me l'aspettavo davvero questa “new entry”: è stata un' idea improvvisa e io all'inizio non volevo nemmeno crederci; ora invece lo apprezzo molto: è bello perché quando posso andiamo a fare un giro tutti insieme ed è come vivere una continua un'avventura”. Il viaggio di Valentina è appena iniziato, ma quale sono i suoi obiettivi per il futuro? Come Zanor ha lasciato il segno nel mondo dei fumetti italiani – è il secondo più longevo dopo Tex - anche Valentina vuole lasciare un segno nella pallavolo italiana magari con addosso la maglia di un club importante come quello di Bergamo o di Modena: “sicuramente il mio più grande desiderio è arrivare a giocare in serie A1, poter fare bene, diventare qualcuno e lasciare il mio segno in questo sport. All'inizio quando ero piccola il mio sogno era indossare la maglia della Foppapedretti Bergamo; non mi dispiacerebbe neppure Modena, ma cambio spesso e vado ad annate”.
Potrebbe essere un bel desiderio da poter esprimere il 21 febbraio quando l'opposto della Pomì festeggerà i suoi 22 anni. In fin dei conti, nel lungo viaggio che Valentina ha percorso i sogni sono stati il motore di tutto: da quella piccola palestra di Stra fino ai riflettori della nazionale; da quei giorni difficili lontano dai propri genitori, alla ribalta della nazionale seniores; dalla paura di non potercela fare, alla consapevolezza che tutto il lavoro fatto ha davvero dato i suoi frutti. Il viaggio, ne siamo certi, sarà ancora lungo, e come Zagor, Valentina saprà affrontare tutte le future battaglie e difficoltà con la stessa grande determinazione e il sorriso di sempre.
L'articolo originale è postato sul numero di Febbraio di Pallavoliamo.
La foto di testata è di Giuliano Gorghetto ed è pubblicata sul numero di febbraio 2012 di Pallavoliamo
Ma andiamo con ordine, e partiamo dalla prima tappa di questo viaggio: una piccola palestra nella cittadina di Stra, in provincia di Venezia, dove Valentina muove i primi passi nel mondo della pallavolo: “Inizialmente avevo provato con il nuoto....ma è durata davvero poco. Nonostante mia madre fosse una giocatrice di pallamano - e che aveva giocato persino in A2 – questo sport non mi aveva mai attirato: dalle mie parti non è un gioco molto conosciuto e non c'erano neppure squadre importanti in zona. Il mio arrivo sui campi da gioco è arrivato quando ho deciso di seguire i miei amici che giocavano nella palestra dietro casa. All'inizio ero lì per provare, senza una vera e propria motivazione, ma è stato subito amore: mi è piaciuto subito e a pelle ho capito che era la disciplina adatta a me. In realtà, i primi tempi in palestra mi ricordo che erano anche un po' noiosi perché si facevano sempre le stesse cose e più che imparare la tecnica della pallavolo passavamo il tempo a fare giochi come Palla Guerra, Palla Base; tant'è che io spesso mi domandavo “ma siamo venuti qui a giocare a pallavolo o cosa?” . Non si può certo negare che sin da piccola Valentina avesse le idee chiare: lei voleva giocare. “Da lì ho continuato passando per tutte le categorie, fino a che non sono passata a giocare in serie C a Padova. Poi mi hanno chiesto di andare a Ravenna al Club Italia”.
L'idea di dover lasciare la propria famiglia e trasferirsi a tanti chilometri di distanza dai propri cari, avrebbe spaventato chiunque. Ma tanta era la voglia di giocare e di imparare di Valentina, che a soli 15 anni la giovane schiacciatrice decide di lasciare la sua famiglia, i suoi amici e i suoi studi e raggiungere l'accademia di pallavolo più importante d'Italia. Quello del Club Italia è stato un passaggio importante per la crescita di questa atleta ma che ha anche comportato sacrifici e che le ha riservato anche dei momenti difficili. “Oltre alla paura di lasciare casa, di “abbandonare” la propria famiglia, di andare via e vivere con altre ragazze che non conoscevo, mi preoccupava il pensiero di non sapere se sarei riuscita a vivere lontano dai miei cari. E poi avevo paura di cambiare scuola. Avevo infatti iniziato a fare il “turistico” a Venezia e poi sono passata a ragioneria, una cosa che mi ha scosso e a scuola ho avuto una certa difficoltà. Ma il fatto di condividere quell'esperienza con ragazze che come me si trovavano lontano, mi ha fatto passare meglio quella situazione anche se in alcuni momenti mi mancava un po' il supporto dei miei genitori. Nel Club Italia poi avevamo tantissime ore di allenamento e, essendo tutte minorenni, eravamo molto controllate...noi invece eravamo in quella fascia d'età dove la voglia di uscire e stare in compagnia è tanta. Non era possibile fare molte cose e stavamo sempre lì tra di noi, a parte quelle cinque o sei ore per andare a scuola”. Ma la restrizione più grande era forse quella pallavolistica: “vista l'intensità degli allenamenti tutto era focalizzato sulla crescita: a me, tuttavia, mancava molto il gioco vero e proprio e la competizione; secondo me la bravura la si sviluppa stando in campo e giocando partite, mentre noi non avevamo grandi obiettivi e quindi quel passare tanto tempo in palestra senza poter poi mettere in pratica in partita quello cha facevi a me stava un po' stretto”.
Ma è proprio quel periodo al Club Italia che permette a Valentina di venire notata e di entrare nel giro della nazionale seniores: “in realtà avevo già giocato con la Prejuniores e avevo preso parte anche a vari collegiali azzurri e agli europei : conoscevo già quindi l'ambiente e i ritmi di lavoro. L'anno scorso però è arrivata la convocazione più importante con la maglia della seniores: anche se non si trattava della prima squadra, per me è stata una grande gioia, soprattutto perché arrivava dopo un po' di tempo dall'ultima volta che avevo fatto parte del gruppo azzurro e voleva quindi dire che in tutti quegli anni qualcosa di buono l' avevo davvero fatto. Ricordo che in quel periodo ero a San Casciano, in B1. Il presidente faceva parte della federazione e quindi sapeva un po' le notizie in anteprima: ogni tanto, ridendo, mi diceva che ci sarebbe stata questa manifestazione in Cina ad agosto e mi ripeteva “mi raccomando che in agosto devi andare in Cina” ; ma io mi domandavo di cosa stesse parlando perché non ne sapevo proprio nulla. Poi, per email, ho ricevuto la notizia della convocazione al collegiale e poi alle Universiadi di Shenzhen. A quel punto il mio obiettivo più grande era quello di far bene e se avessi avuto la possibilità di giocare,- come poi è stato - di dare tutta me stessa. Indossare la maglia della nazionale e sapere di rappresentare la propria nazione è un'emozione forte; anche se si tratta di competizioni più o meno importanti, cantare il proprio inno nazionale ti lascia sempre un po' a bocca aperta”.
Grande è stata anche l'emozione di potersi “confrontare” con giocatrici del calibro di Piccini, Lo Bianco e Cardullo: “non le conoscevo personalmente: è stata sicuramente una grande emozione fare un allenamento insieme a queste giocarci... per non pensare al fatto di farci due chiacchere! Inoltre, ho avuto modo di poter conoscere anche atlete che ammiro molto come Serena Ortolani ed essere allenata da coach del calibro di Parisi e Mencarelli da cui ho imparato davvero tanto”. Così, dopo una stagione al Volley Valsugana (PD) e due a San Casciano (FI) sempre in B1, per Valentina era giunto il momento di fare il grande salto nella lega A. La sorte ha voluto che l'opposto mancino vestisse la maglia proprio di quella squadra che aveva negato la promozione nella massima serie alla squadra fiorentina: “avevo ancora un po' il “dente avvelenato” per quella partita e ho preso il mio tempo per pensarci bene. Il presidente della Pomì mi aveva parlato delle prospettive e degli obiettivi che aveva la sua società per questa stagione e soprattutto la possibilità di giocare da subito come titolare. Dopo tanto pensare mi sono detta “proviamo questa avventura”. Fino a quel momento avevo sempre giocato in B1 e quindi anche la prospettiva di poter disputare una stagione in A2 era davvero allettante. Ma allo stesso tempo portava sulle mie spalle una responsabilità maggiore che un po' mi faceva paura. In B1 fino a quel momento sapevo come comportarmi; in A2 non sapevo neppure se ne sarei stata all'altezza! Inizialmente è stato difficile adattarsi subito al ritmo degli allenamenti le squadre avversarie erano sicuramente di un livello più alto a quello a cui ero abituata fino ad allora. Per questo ho lavorato molto fin da subito e sono riuscita ad inserirmi in questa nuova realtà con tranquillità. Personalmente sono contenta di come stia andando il nostro campionato fino ad ora e di come io stia giocando: avere subito la possibilità di giocare ed essere titolare all'inizio mi ha un po' spaventato, ma poi l'ho presa con tranquillità e mi sono detta che dovevo impegnarmi e fare tutto il possibile. E ha funzionato”.
Nonostante infatti le ultime tre sconfitte, la Pomì, squadra neopromossa dalla B1 e con una rosa di atlete completamente nuova, ha saputo ben gestire questa prima parte del campionato e ha trovato in Valentina un opposto capace di siglare fino a questo momento ben 277 punti: un bottino niente male per una esordiente! Il segreto del suo successo? “sia che la partita stia andando bene sia male, il mio pregio più grande è quello di avere sempre una grande grinta e la volontà di non mollare: due aspetti che secondo me sono davvero essenziali in campo...e nella vita. Quando penso su cosa mi butterei quando un giorno smetterò di giocare, viste le difficoltà nel mondo del lavoro, penso che mi tirerei su le mani e mi adatterei fino a trovare qualcosa che mi piace. Cerco di avere sempre la giusta determinazione ma il sorriso e la battuta sempre pronta ce l'ho sia fuori che dentro il campo. ”. Un po' come Zagor; e proprio come lui, Valentina ha un grande attaccamento alla propria famiglia e all'avventura. “sono figlia unica e quindi i mie genitori sono molto legati a me. Inoltre sono due appassionati di volley e sono due miei grandissimi fan. Ogni weekend mi seguono in giro per l'Italia e mi sono sempre vicini: mi fa piacere perché quando si è lontani da casa, avere persone importanti vicino a te ti dà tanta forza. Ora hanno persino comprato un camper per potermi seguire al meglio. Non me l'aspettavo davvero questa “new entry”: è stata un' idea improvvisa e io all'inizio non volevo nemmeno crederci; ora invece lo apprezzo molto: è bello perché quando posso andiamo a fare un giro tutti insieme ed è come vivere una continua un'avventura”. Il viaggio di Valentina è appena iniziato, ma quale sono i suoi obiettivi per il futuro? Come Zanor ha lasciato il segno nel mondo dei fumetti italiani – è il secondo più longevo dopo Tex - anche Valentina vuole lasciare un segno nella pallavolo italiana magari con addosso la maglia di un club importante come quello di Bergamo o di Modena: “sicuramente il mio più grande desiderio è arrivare a giocare in serie A1, poter fare bene, diventare qualcuno e lasciare il mio segno in questo sport. All'inizio quando ero piccola il mio sogno era indossare la maglia della Foppapedretti Bergamo; non mi dispiacerebbe neppure Modena, ma cambio spesso e vado ad annate”.
Potrebbe essere un bel desiderio da poter esprimere il 21 febbraio quando l'opposto della Pomì festeggerà i suoi 22 anni. In fin dei conti, nel lungo viaggio che Valentina ha percorso i sogni sono stati il motore di tutto: da quella piccola palestra di Stra fino ai riflettori della nazionale; da quei giorni difficili lontano dai propri genitori, alla ribalta della nazionale seniores; dalla paura di non potercela fare, alla consapevolezza che tutto il lavoro fatto ha davvero dato i suoi frutti. Il viaggio, ne siamo certi, sarà ancora lungo, e come Zagor, Valentina saprà affrontare tutte le future battaglie e difficoltà con la stessa grande determinazione e il sorriso di sempre.
L'articolo originale è postato sul numero di Febbraio di Pallavoliamo.
La foto di testata è di Giuliano Gorghetto ed è pubblicata sul numero di febbraio 2012 di Pallavoliamo
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