Lettera a Martina Guiggi

Cara Marty,
mentre sto scrivendo queste righe, tu sarai già in piena corsa scudetto con la tua squadra. Non so di certo come andrà a finire, ma qualunque sia il risultato finale puoi star certa che io sarò lo stesso orgogliosa di te e di quello che hai fatto fino ad ora, non solo nella pallavolo, ma anche nella vita. Come tutti i genitori, infatti, anche io all'inizio mi ero prefissata degli obiettivi nei tuoi confronti, come per esempio che tu ragionassi sempre con la tua testa, che sapessi prendere le giuste decisioni e che io fossi in grado di darti i giusti consigli. Non te l'ho mai detto prima e quindi colgo l'occasione per farlo ora: sono davvero contenta di come sei cresciuta…sei esattamente la figlia che io avrei voluto avere! Poi vederti felice di fare un lavoro che ti piace mi riempie di felicità. É vero: un genitore è contento solo quando vede i suoi figli esserlo.

Certo, a volte sei un po' testarda e non sempre andiamo d'accordo su tutto. Un esempio? I tatuaggi! Ti ricordi quanto ho cercato di convincerti a non farne? Non mi piacciono proprio: li vedo come una forma di esibizionismo, una forma di usurpazione del proprio corpo. Ti dicevo sempre "ho fatto tanto per farti bella e tu ti rovini così?" Ho tenuto duro fino a quando hai compiuto 20 anni, ma poi ho dovuto cedere! E poi la tua passione per le macchine sportive! Di solito è una passione da ragazzi, ma a te piacciono tanto. Ci siamo ritrovate spesso in discussione su queste cose più superficiali, ma quando si tratta dei valori di fondo, lì siamo state sempre d'accordo. Io e te, infatti, condividiamo il profondo senso della famiglia e dell'amicizia: entrambe amiamo stare in compagnia, siamo molto espansive e soprattutto non ci tiriamo indietro quando c'è da aiutare gli altri. Gli amici per te sono stati sempre importanti: basta pensare che quando torni a casa, anche se per pochi giorni, ti circondi sempre delle persone a te più care. Siamo una famiglia molto compatta con dei legami molto forti non solo tra di noi ma anche con i nonni e tutti gli altri parenti. Il sabato, quando ci riuniamo a pranzo, siamo sempre 14 persone e tu sai che puoi sempre contare su ognuna di loro. Per fortuna, il nostro nucleo familiare è intero e molto unito: quando chiami sai che c'e sempre qualcuno qui per te. Tu, normalmente, quando sei allegra chiami il tuo babbo, mentre quando sei triste chiami me.

Infatti, anche se sono sempre stata una di quelle mamme un po' autoritarie che dice “si fa come dico io fino a quando non sei maggiorenne”, allo stesso tempo ho cercato sempre di essere un'amica e sopratutto un punto di riferimento per te. E poi noi due andiamo molto d'accordo: qualche mia amica dice che è per colpa della lontananza, ma io non ci credo. E' vero, ti vedo poco, ma io e te ci sentiamo per telefono tutti i giorni anche per un semplice ciao. Ad essere sincera, sento molto la tua mancanza. La vita di voi giocatrici è una vita zingara: spesso siete lontane da casa e siete sempre in viaggio, e avete quindi bisogno di avere un punto fisso. Io spero di esserlo stato per te e di continuare ad esserlo anche nel futuro! La vita nel mondo della pallavolo non è molto semplice, soprattutto agli inizi quando ci si allontana da casa per la prima volta. E come dimenticare la tua prima partenza? Il distacco iniziale è stato traumatico: eri una bimbetta di 14 anni e ti avevano chiamato a giocare a Ragusa. Quel giorno eri influenzata e quando hanno chiamato ho detto che non potevi andare perché non stavi bene. Tu ti sei messa a piangere e lì ho capito che ci tenevi davvero tanto alla pallavolo. Così ti abbiamo dato il permesso e nonostante la febbre hai preso l'aereo da sola. Destinazione Sicilia. Penso che fosse persino la prima volta che vedevi un aereo! Tuo padre ti ha portato all'aeroporto e tu ti sei imbarcata per quella che è stata la prima tappa importante della tua bellissima carriera. Non male come battesimo! Anche perché i ritiri sono una specie di "caserma": ti vedevamo per 10 minuti nella hall e poi sparivi. Qualche volta non ti potevamo nemmeno riportare a casa noi perché ti dovevano riportare loro! In tutti quei giorni, io non ho fatto altro che pensare alle mia bimba da sola, ma nonostante queste paure, ti ho sempre appoggiata in questa tua scelta e ho cercato di esserti vicina nei tuoi primi passi nel mondo della pallavolo.

Ti ricordi quando ti abbiamo portato in camper fino a Nola per le pre-juniores? In quel periodo tuo fratello minore era appena nato, e quindi avevamo bisogno di un mezzo di trasporto che mi permettesse di accudire il piccolo. Io e tuo padre abbiamo così noleggiato un camper e con questo ti abbiamo accompagnato ai vari appuntamenti in giro per l'Italia. Qualche volta seguirti ai vari ritiri è stata davvero un'avventura! Quando hai iniziato a fare i primi provini seri - e io all'epoca non sapevo neppure che fossero questi "provini" - ricordo che spesso ti accompagnavo io e, mentre tu eri in palestra a fare gli allenamenti, io ero al telefono continuando a fare il mio lavoro sugli spalti. Non avendo mai giocato a pallavolo, all'inizio non mi rendevo neanche conto della tua bravura. Un nostro vicino di casa, invece, credeva davvero nel tuo talento e quindi spesso ti portava lui alle partite. Ricordo che in quei primi anni, ai vari raduni a cui partecipavi, gli osservatori ti facevano sempre tanti complimenti! Quello che mi faceva più piacere, però, come genitore era che tutti si complimentavano non solo per come giocavi ma anche per la tua maturità, per la tua testa. Molte ragazze che giocavano bene, infatti, ai ritiri duravano solo qualche giorno e poi i genitori dovevano tornare a prenderle: sono una scuola di vita molto severa.

Tu, invece, non hai mai mostrato segni di cedimento o dei dubbi su quella che era la tua strada. Ma nonostante tutto, io continuavo ad essere scettica: pensavo che prima o poi questa passione per la pallavolo ti passasse, e quindi, ti chiedevo di studiare con profitto. E tu non te lo sei fatto dire due volte! Anche nello studio, come nello sport, avevi grandi potenzialità e quindi a scuola sei sempre stata molto competitiva: sei uscita con ottimo alle medie; alle superiori ti sei diplomata al liceo classico con un voto altissimo. Come ai tuoi fratelli, ti ho sempre chiesto di terminare i tuoi studi: non volevo che, nel caso la tua carriera non fosse decollata, tu ti ritrovassi senza altre alternative. La pallavolo, infatti, non è uno sport tanto redditizio come il calcio, e quindi una volta che avresti smesso, volevo essere sicura che tu avessi delle prospettive future.

Nello studio, come nella pallavolo, hai sempre avuto le idee chiare: hai subito scelto il liceo classico e una volta diplomata avevi addirittura pensato di iscriverti ad architettura per seguire le orme di tuo padre. Sfortunatamente gli impegni della pallavolo non ti hanno permesso di realizzare anche questo progetto. Ma del resto, il volley era la tua prima scelta. Se non ricordo male hai iniziato a giocare per caso con le tue amiche quando frequentavi la prima o la seconda media. Un giorno alcune tue compagne di scuola ti hanno convinta ad andare in palestra con loro a giocare a pallavolo. Tu hai provato e ti è piaciuto talmente tanto che hai deciso di continuare. La cosa mi aveva stupito un po', dato che all'epoca tu facevi già danza e suonavi il pianoforte. E ti piaceva anche cantare e recitare: anche se non lo ammetti, quando eri più piccola partecipavi sempre alle recite scolastiche e volevi sempre fare la parte della principessa. Con il passare del tempo, hai lasciato le lezioni di pianoforte perché le due attività erano totalmente opposte: per giocare dovevi colpire forte con la mano mentre per suonare il piano dovevi essere delicata! Non andavano bene insieme e quindi, alla fine sei stata costretta a scegliere tra le due. Ho capito che la pallavolo sarebbe stata la tua professione l'anno in cui sei arrivata a Pesaro. Avevi scelto la Scavolini perché era una società che puntava molto sulle giovani e tu volevi giocare: visto i risultati che hai ottenuto in questo ultimi anni con la maglia di Pesaro, devo dire che è stata un'ottima scelta! Prima di allora, io e tuo padre ti avevamo fatto anche un po' da procuratori: studiavamo le varie società, andavamo a conoscere gli allenatori e cercavamo di darti i consigli migliori. Per esempio, Novara l'abbiamo scelta dopo aver conosciuto Pedullà e la società.

La mia paura più grande in quelle prime esperienze nella serie A era lo spogliatoio: nelle squadre maggiori c'erano donne anche di diverse nazionalità, con culture e religioni diverse, molte avevano i tatuaggi, i piercing...eri comunque sempre una ragazzina in mezzo a delle donne e quindi ti dicevo sempre di stare attenta. Ora di anni ne son passati e quasi sorrido ripensando a quelle paure. Nella tua carriera ce ne sono stati davvero tanti di momenti importanti e che porterò sempre nel cuore: i tre scudetti consecutivi con la Scavolini, la Coppa Italia e la convocazione alle Olimpiadi solo per citarne qualcuna. Anche se a Pechino non eri titolare, è stata sicuramente una grande emozione vederti alla manifestazione sportiva più importante. Se dovessi sceglierne una, ti dico la verità...non saprei! Vado un po' di riflesso...quando tu sei felice e serena lo sono anche io. Sei una ragazza forte e lo hai dimostrato nell'affrontare l'operazione della scorsa estate: spero che l'infortunio al ginocchio non abbia ripercussioni per il tuo futuro.


Già, il futuro: molti giornali hanno parlato di una tua possibile partenza dal campionato italiano. Anche se so che al momento non è una tua priorità, l'estero è un'esperienza che molte tue compagne ti hanno suggerito di fare e che sicuramente rappresenterebbe un momento di crescita per te. Che dire? Se quel momento dovesse arrivare per me sarà un atro trauma, viste anche le possibili destinazioni lontane. Già in passato ti avevano cercato dal Giappone e dagli Stati Uniti. All'epoca dicemmo di no perché era un progetto bello ma a 14 anni andare in America mi sembrava davvero troppo presto! Ma basta parlare del passato e del futuro: torniamo al presente.

Questa è la settima stagione con la maglia di Pesaro, la quarta come capitano di una squadra che ha fatto la storia del nostro campionato. E anche quest'anno sarai tu a guidare le tue compagne attraverso le vittorie, le sconfitte e le difficoltà. Un ruolo che tu hai dimostrato di saper svolgere perfettamente! Penso che il percorso educativo fatto dalla nostra famiglia, dallo sport e dalle scuole, abbia avuto i suoi frutti. Sei infatti diventata il punto di riferimento della tua squadra e delle tue compagne; un capitano attento, sempre presente e molto coraggioso; una persona forte, altruista e con dei forti valori. Proprio come ti volevo io! In bocca al lupo, "bimba" mia.

Con tanto affetto, la tua orgogliosissima mamma.

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