Lettera a Laura Saccomani

Cara Laura,

ti scrivo questa lettera a poche settimane dall’inizio del nuovo campionato. Per il secondo anno indosserai la maglia della Scavolini Pesaro e giocherai nuovamente nella massima serie. E meritatamente, vorrei aggiungere! Non solo per i risultati e i miglioramenti che hai ottenuto, ma soprattutto per l’impegno che hai messo in campo e fuori. Il primo anno a Pesaro non è stato certo semplice per te, anche perché è stato il primo grande distacco dalla tua famiglia. In realtà, vederti partire, è stato duro per tutti noi perché, siamo una famiglia molto unita: se fosse per me ti terrei qui con me, anche se avessi 50 anni. Ti ho visto soffrire, faticare per ottenere i risultati che hai ottenuto, e quando avevi bisogno della tua famiglia, noi siamo corsi molte volte a Pesaro per starti vicino, anche se tu ci dicevi “cosa ci fate un’altra volta qui? Un giorno, quando sarai anche tu madre, capirai. Certo, hai avuto dei momenti di sconforto, sempre però supportati dal fatto che stavi facendo qualcosa d’importante e soprattutto che ti piaceva. Senza contare che non eri solo impegnata con la pallavolo. Lo scorso anno, infatti, nonostante il grande impegno sul campo da gioco, sei riuscita anche a dare la maturità. Non volevi perdere l’anno e così ti sei presentata davanti ai tuoi ex compagni di classe per dare con loro l’esame. Questo dimostra il tuo grande orgoglio che ti porta a fare tutte le cose con il massimo impegno e il meglio possibile. Sei sempre stata tra le più brave della classe e tornare lì ed uscire sconfitta, per te sarebbe stato un dispiacere enorme. Ti è sempre piaciuto studiare, e devo ammettere che non ho mai dovuto forzarti più di tanto. Quando eri piccola i patti erano chiari: se non studiavi non andavi agli allenamenti, e questo ti ha insegnato a fare i compiti in maniera veloce e a farli bene. Da questo punto di vista mi hai dato sempre grandi soddisfazioni, e sono davvero contenta che ora tu ti sia iscritta all’università. Sono davvero orgogliosa di te: di quello che hai fatto sinora e di quello che farai, nel futuro. Sono sicura, infatti, che se continuerai a metterci quest’impegno, raggiungerai tanti altri risultati importanti come quelli che hai ottenuto lo scorso anno. Ho ancora vivido nei miei ricordi il tuo debutto in Serie A: era in Supercoppa contro un’agguerritissima Novara. Era la prima volta in assoluto che mettevi piede in un campo di serie A1, e dal nulla ti sei ritrovata in campo al fianco di Carolina Costagrande. Molti non sapevano neppure chi fossi, ma tu, in quella partita hai fatto 9 punti e giocato benissimo. Da madre è stata una bella soddisfazione e soprattutto la conferma che quella separazione dolorosa era giusta e che quella era la tua strada. Ma quella partita non è il solo ricordo bello che ho della tua “giovane” carriera. In realtà, il momento a cui sono più legata è la prima partita di mini volley alla quale hai preso parte. Te la ricordi? Eravamo ancora a Milano; avevi circa 6 anni e nessuna società ti voleva prendere perché eri troppo piccolina. Un giorno, siamo andati ad una festa dello sport della società della Propatria e lì c’erano delle ragazze di 15 anni che non ti volevano fare giocare. “Se tiriamo ti stendiamo” ti ripetevano. Però, l’allenatore Alessio Trombetta è intervenuto e ha detto “no, no…. tirategliela pure la palla, tirategliela”. Così, una di queste ragazze ha fatto una schiacciata fortissima e tu hai risposto con una ricezione perfetta. Poi ho visto che ti lamentavi perché la botta era stata davvero forte, però ce l’avevi messa tutta e quella palla L’HAI RICEVUTA! Anche in questo caso hai dimostrato tutta la tua determinazione. In realtà, non c’era da stupirsene. Tu hai sempre voluto giocare a pallavolo e tutti i tentativi miei o di tuo padre per distoglierti da questo gioco, sono miseramente falliti. Ci abbiamo provato, infatti, a portarti a nuoto o a danza, ma tu vedevi solo la pallavolo. Eri molto vivace e l’unico modo per farti star buona era farti giocare con la palla. Quando dovevamo aspettare tua sorella che finiva gli allenamenti, per esempio, tu, dopo aver finito i compiti sugli spalti del palazzetto, scendevi in campo, prendevi una palla e, in un angolino, giocavi tutto il tempo. Mi ricordo, che addirittura selezionavi le tue amicizie sulla base della pallavolo! Quando poi ci siamo trasferiti a Roma, questo sport ti è servito per integrarti in un ambiente dove non conoscevi nessuno. A dire la verità, quando ho dovuto cercare la nuova casa la prima cosa che ho guardato è stata la presenza di una palestra nelle vicinanze proprio perché per te e per tua sorella la pallavolo era davvero importante. Anche se sei cresciuta a Roma, i tuoi primi passi nel mondo della pallavolo li hai però mossi a Milano, precisamente nel palazzetto dove lo scorso anno hai conquistato lo scudetto con la Scavolini. Il Lido era il tuo campo da gioco quando eri piccolissima e quel quartiere, quella piazza, ti hanno visto nascere e crescere. Noi abitavamo proprio lì dietro, a due palazzi di distanza dal palasport: ti conoscono davvero tutti nel quartiere. Così, alla partita sono venuti tanti dei tuoi amici e vederti giocare lì una finale scudetto è stata una soddisfazione enorme davvero per tutti. Non ci poteva essere luogo migliore per incoronare quel sogno. In casa, siamo tutti tuoi grandi tifosi, e anche se tua sorella dice no, in realtà è lei quella a fare più baccano quando viene a vederti! Io non urlo, ma nel momento in cui tu entri in campo e mi fai l’occhiolino o un sorriso, in cuor mio dico sempre “metticela tutta”. Non riuscirei a dirtelo a voce: il mio è un incoraggiamento silenzioso! Vederti giocare è un’emozione sempre grande, e per questo io ti ringrazio. Grazie per avermi dato tante soddisfazioni; grazie per le emozioni che mi regali ad ogni partita; grazie, per come sei, orgogliosa, tenace, determinata, semplice e sensibile. Semplicemente te stessa. Semplicemente Laura.

Con tanto affetto,

la tua mamma, e tutta la tua famiglia.

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