Ultrasportivi: i Villa Volley Boys a Baku


Se qualcuno mi avesse detto che quella piccola squadra di B2 si sarebbe giocata, da lì a qualche anno, le finali di Champions League e che da quel piccolo palazzetto con la torretta avrebbe disputato una gara in un palace immenso... io non ci avrei di certo creduto! E invece eccoci qua, a Baku a “cantare sempre Villa Cortese” nelle finali della competizione per club più importante d'Europa. Con me, Alessandro, ci sono altri sette Villa Volley Boys - Janno, Luca, Lollo, Pilu, Marco, Davide e Michael - e una ventina di sostenitori che hanno fatto di tutto per essere presenti a questo grande avvenimento: alcuni di loro hanno saltato delle trasferte in campionato solo per essere presenti a questa finale!

Qualcuno potrà obiettare che non siamo tantissimi, ma ottenere il visto e organizzare il viaggio è stata una vera e propria impresa: infatti, per questa trasferta europea ci siamo autogestiti e, dopo aver trovato la miglior offerta su internet, ci siamo mossi per ottenere il visto, il mio “spauracchio” più grande. Infatti, tante persone, tra cui Sara Anzanello e Raffaella Calloni, ci avevano detto che ci sarebbe voluto tanto tempo per riceverne uno e che quindi dovevamo muoverci in fretta. Con nemmeno due settimane disponibili avevo paura di non farcela e invece... dal mercoledì al venerdì avevo il passaporto fatto e finito con tanto di visto azero! Ma forse è stata solo fortuna perché la settimana dopo a Baku si festeggiava la settimana della primavera e quindi hanno sicuramente forzato un po' i tempi. Non parliamo poi del viaggio a Roma per andarli a prendere: un'odissea non stop da Milano e nottata in bianco per poi essere risvegliato il giorno dopo dagli amici per seguire il Villa nella trasferta di Pesaro: un tour de force vero e proprio... ma lo si fa perché c'è la voglia e lo spirito di stare vicino alla propria squadra. Bisogna poi considerare il fatto che questa stagione non è stata affatto facile per Villa Cortese: la mancata qualificazione alle finali di Coppa Italia, la sconfitta contro Bergamo in Supercoppa e qualche punto di troppo perso in campionato non hanno certo aiutato a mantenere tutti uniti. Ma noi in questi due giorni di Coppa c'eravamo e ci siamo “armati” fino ai denti per sostenere le nostre ragazze al meglio. E per tifare come si deve, non poteva certo mancare lo storico striscione di Scrat e il pallone da pallavolo: dopo 200 partite è un po' vissuto, ma ha per noi un grande valore affettivo e non poteva mancare oggi a queste finali! Lo abbiamo realizzato in occasione della Coppa Italia di serie B contro Verona e Scrat ci sembrava il personaggio ideale per rappresentarci perché è simpatico senza essere però arrogante. Non abbiamo preparato coreografie speciali per queste finali, ma quello che contava di più oggi era la nostra presenza perché nessuno si aspettava che venissimo persino qui a Baku. E poi c'erano sono i nostri cori: ne abbiamo fatto uno – riadattato per l'occasione - anche per Sara Anzanello, presente alla partita con Raffa Calloni. Due grandi della nostra squadra: non potete immaginare che emozione poterle riabbracciare e farci una foto dopo tanti mesi!

Ma il momento che personalmente mi porterò per sempre nel cuore è stato quando Paola Cardullo, nostra avversaria nella semifinale contro il Cannes, è venuta a salutarci! Paola avrà per sempre un posto speciale nei cuori di noi Villa Volley Boys! Siamo arrivati qui a Baku venerdì e abbiamo quindi avuto modo e tempo di visitare la città …. e di farci notare: eravamo infatti vestiti un po' tutti uguali, con le sciarpe, le felpe e i trolley di Villa Cortese, tanto che per strada ci scambiavano per una squadra vera e propria; anche se a dirla tutta era una cosa davvero impensabile visto il nostri fisici che non si avvicinano minimamente a quelli di uno sportivo professionista! Per far capire agli azeri che eravamo semplicemente degli italiani che seguivano la pallavolo, la parola chiave era Sara Anzanello: è davvero conosciuta a Baku! Seguendo le orme delle nostre giocatici, abbiamo inoltre avuto modo di scoprire e studiare gli usi e i costumi azeri.

La cosa che mi ha più colpito? La completa assenza di un codice della strada. E fortuna che Sara ci aveva avvertiti! Le macchine sorpassano sulla destra e agli incroci si buttano dentro senza pensarci troppo: sembra di essere sugli autoscontri! Si guida nel caos più completo, ma paradossalmente, non ho visto nessun incidente. Al contrario, tutto è oliato come un meccanismo perfetto! Noi ne abbiamo avuto un assaggio nei nostri spostamenti in taxi. E anche qui ce ne sarebbero di cose da dire! La cosa più divertente è contrattare il prezzo della corsa con il proprio taxista: così poteva accadere che per lo stesso tragitto io pagassi 10 manat – la moneta locale - e i miei compagni su un altro mezzo ne pagassero il doppio! Un'altra stranezza è stato scoprire che l'entrata per le finali era gratuita! Il sogno di ogni tifoso! E che dire poi del fatto che per arrivare alle nostre tribune si passava direttamente davanti agli spogliatoi delle quattro squadre e che non c'era nessuno a controllare? Qui a Baku, in poche parole, fanno molto a fidarsi. Per altre molte cose invece sono addirittura più avanti di noi. Pensate che qui il wi-fi è ovunque e che Baku sia una città in continuo rinnovamento: strade, edifici ed interi quartieri; qui tutto è in fase di modernizzazione.

L'unica tradizione che sembra non soffrire questo processo è il tè, la bevanda che qui a Baku ho imparato ad apprezzare più di ogni altra cosa...anche perché il caffè è davvero imbevibile. Ma torniamo alla pallavolo e alla nostra finale. Lo Heydar Aliyev Sport Palace è un impianto enorme ed è forse per questo che oggi sembrava davvero vuoto! Ecco, se dovessi trovare una pecca a questa trasferta azera, sarebbe proprio il desolante spettacolo offerto dal palazzetto, soprattutto il giorno della “finalina” per il terzo e quarto posto: saremo stati 200 persone al massimo e dispiace perché si tratta comunque di una finale di Champions! Senza contare il fatto che fosse una grande occasione per attirare attenzione verso questo sport. Ho visto più gente in occasioni meno importanti...ma da una parte è stato meglio per noi perché ci siamo fatti sentire e abbiamo sovrastato facilmente il vuoto e il tifo avversari. Parlando di tifo, questa trasferta è stata una grande occasione per allargare le proprie amicizie. Durante la nostra semifinale contro Cannes, infatti, alcuni ragazzi turchi sono venuti a tifare con noi e abbiamo scambiato un po' di sciarpe e, magia del volley, ora ho amicizie pure in Turchia e Azerbaijan: un ragazzino ha voluto persino fare la foto con noi e noi lo abbiamo premiato con una nostra sciarpa inaugurando così la sezione dei VVB a Baku! Per ricambiare il favore, siamo poi andati ad unirci ai supporters turchi: il loro tifo è bellissimo, pieno di passione! Riescono a trasmettere tanto e anche se sono in 10 a cantare in piedi, tutti poi li seguono. Il coro più bello – anche se non ho la più pallida idea delle parole - è quello in cui uno dice una frase e gli altri rispondono fino a che tutti diventano un coro solo; credetemi, è di grande impatto e spesso i tifosi turchi lo fanno anche con le proprie giocatrici che si uniscono volentieri a quell'unisono di voci.

Un tifo così è davvero coinvolgente! Pensare di vincere la Champions era un sogno e purtroppo tale è rimasto... ma le nostre ragazze sono davvero uniche: alla fine della patita sono venute – come del resto fanno sempre - a ringraziarci e in qualche modo a “scusarsi” per quelle due sconfitte. Io personalmente sono rimasto colpito da Federica Stufi che ci ha detto di essere dispiaciuta e che avrebbe voluto dare di più! È stato un gesto davvero bello che dimostra il grande senso di attaccamento di questa ragazza nei nostri confronti e verso questa squadra! E prendendo esempio da lei, noi cercheremo di dare sempre di più per le nostre ragazze e per questa società!

L'articolo originale è pubblicato sul numero di aprile di Pallavoliamo nella sezione Ultrasportivi. La foto è di Alessandro Barozzi.

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