Stefania Corna, stellina di papà

QUESTIONE DI AFFETTO E DI CHILOMETRI


Cara Stefy,
lo so che questa lettera ti sorprenderà un po'. Qui in famiglia sei tu quella più impulsiva, carattere che hai preso più da tua madre che da me. Io infatti sono più calmo e tranquillo e lo si vede anche nella mia maniera di guardare le tue partite. Non sono infatti uno di quei padri che fa un tifo sfrenato, che urla o che si alza ad ogni tuo punto! No; diciamo che sono uno di quei padri che quando vede giocare male la propria figlia, lo dice! Certo, senza esagerare, ma glielo fa notare. Questo non significa però che io non sia un tuo grande tifoso. Ti dirò la verità: penso infatti di essere il tuo tifoso numero uno! Tanto per iniziare, conoscono per filo e per segno tutte le date e i trionfi della tua carriera: potrei elencarli davvero tutti! Ma quello che conta sono i bellissimi ricordi a cui questi sono associati, come per esempio la tua prima volta in palestra quando facevi ancora le scuole elementari e quel provino a Bergamo che ti ha lanciata in questo bellissimo sport. Ricordi come è iniziato tutto? Una domenica eravamo andati a vedere una partita della Foppapedretti e in segreteria c'era un fogliettino che pubblicizzava un provino con un numero telefonico. Abbiamo chiamato e da lì è iniziata la tua avventura nella pallavolo italiana.

Quando ti sei presentata il selezionatore di Bergamo, a causa della tua altezza, non credeva che potessi avere solo undici anni: pensava che fossi molto più grande perché eri già alta un metro e 78 all'epoca. Ed è anche per questo che come primo ruolo ti hanno dato quello di schiacciatrice. Quando giocavi nei vari tornei di under 13 eri davvero una “spanna” sopra le altre, tanto che quando hanno deciso di cambiarti di ruolo tu non l'avevi presa neppure tanto bene. É stato il signor Borzaga, allenatore di Massa che seguiva anche la serie D di Bergamo, a suggerire questo cambio e diciamo che il tuo debutto in regia non è stato dei più promettenti. Ricordo infatti che alla prima partita hai commesso 8 doppie: io ti vedevo lì in campo, a soli 12 anni, abbattuta per quegli errori...ma in fondo sapevo che non ti saresti arresa. E difatti, i miglioramenti non hanno tardato ad arrivare e con essi i risultati. Certo, di sacrifici in quei primi anni ne hai dovuti fare davvero tanti. Prima di tutto, la decisione di lasciare casa a 14 anni per poter prendere parte al Club Italia. Per te si trattava della prima volta lontano dai tuoi e quella separazione non è stata facile nemmeno per me: io e te abbiamo avuto sempre un ottimo rapporto e siamo stati sempre molto uniti.

Tu, infatti, ti confidi molto con me, con tua madre e tuo fratello Attilio e ci chiedi spesso anche dei consigli - anche se a dirla tutta, poi alla fine fai sempre un po' di testa tua. Quindi, quei primi tempi, mi mancavano molto la tua presenza e le nostre chiacchierate; e poi, si sa, i 14 anni sono un periodo difficile per tutte le ragazze. I problemi c'erano e per telefono non sempre si potevano risolvere. Quindi qualche volta, lo ammetto, ero anche preoccupato e cercavo di venire tutte le settimane al centro di Ravenna dove vi allenavate. Questo è accaduto soprattutto il secondo anno quando sapevo che stavi attraversando un periodo un po' difficile sia per dei problemi fisici che non ti permettevano di giocare al meglio sia per il tuo allenatore che non ti lasciava spazio in squadra. Eri sul punto di mollare tutto e tua madre, tuo fratello ed io abbiamo fatto di tutto per starti vicino e incoraggiarti; quante volte al giorno ci siamo sentiti per telefono! E quanti chilometri abbiamo percorso per stare al tuo fianco!

Eh sì, i chilometri: per l'esattezza 250.000 secondo la macchina che mi ha accompagnato in questi cinque anni. Se il mio legame e affetto si potessero quantificare, quei chilometri potrebbero essere un buon indice dato che li ho percorsi tutti per poterti accompagnare agli allenamenti o seguirti nelle tue partite in giro per l'Italia. Sono persino arrivato a Montreaux in Francia; senza parlare di quei viaggi andata e ritorno da Milano a Bergamo quando giocavi in serie A2 per la Eupea92 Original Marines. Era il 2009, e dopo l' europeo Prejuniores Bergamo ti aveva chiesto di rimanere per poter giocare in B2: ma tu volevi di più e hai trovato questa squadra di Milano che ha segnato il tuo debutto nella serie A; il problema era che frequentavi il quinto anno delle superiori e dopo aver già cambiato due volte, non volevi dover iniziare nuovamente tutto in una nuova scuola. Quindi, insieme, abbiamo deciso che saresti rimasta a Bergamo e che io ti avrei accompagnato agli allenamenti e alle partite. Se devo dirla tutta è stato un sacrificio, ma lo è stato anche per te: frequentavi l'ultimo anno e quindi per recuperare il tempo di studio che non facevi a casa, studiava in macchina durante il tragitto di un ora che ci separava da Milano.

É stato un anno duro, vissuto su dei ritmi davvero alti; ma quando sei uscita con 100 centesimi è stata una grande soddisfazione! A scuola sei stata sempre molto brava ed è forse per questo che il mio unico rammarico è che tu abbia dovuto lasciare i tuoi studi. Ma come tutta la tua famiglia, ho sempre appoggiato la tua scelta e sono orgoglioso della tua carriera. Anche nella stagione della retrocessione a Pavia tu hai dimostrato tutto il tuo valore giocando davvero bene. Nella classifica della Lega infatti ti sei piazzata al terzo posto come miglior alzatrice: davvero niente male per una ex schiacciatrice! Quella dello scorso anno, nel bene e nel male, è stata una stagione che ti ha permesso di metterti in luce e di poter arrivare a vestire la maglia della nazionale seniores al torneo di Montreaux e alle Universiadi in Cina. Non puoi immaginare che emozione sia stata per me! Quando la propria figlia va in nazionale, si è contenti e sapendo i tanti sacrifici che hai dovuto fare, questa convocazione è stato un sogno diventato realtà. Anche se in realtà per te non si trattava della prima volta con il gruppo azzurro. Infatti, avevi già partecipato a diversi tornei con i gruppi Juniores e Prejuniores e avevi persino vinto alcuni tornei da grande protagonista.

Ed è proprio ad una partita con la maglia della nazionale che è legato il mio ricordo più bello: era il 2008 e quell'anno gli Europei si giocavano a Foligno. Vederti vincere il trofeo da titolare proprio qui in Italia è stata un'emozione che porterò sempre con me. Se potessi esprimere un sogno per te sarebbe proprio quello di giocare titolare per la nostra nazionale maggiore e disputare un torneo davvero importante! E sono sicuro che un giorno tu ci riuscirai: basta che tu creda sempre in te stessa e nei tuo mezzi; perché io già ci credo!

Con affetto, il tuo papà

L'articolo originale è pubblicato sul numero di marzo 2012 di Pallavoliamo.

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