Sportsdays 2011, un'occasione mancata per il volley

Sportsdays di Rimini: “Lo Sport nella sua Forma Migliore” recita lo slogan della festa dello sport che dal 9 all'11 di settembre ha accolto i giovani protagonisti di tante discipline sportive, dalla ginnastica artistica al judo, dal nordic-walk alle bocce. Il vero protagonista è stato però il basket, presente in maniera massiccia all'evento con tre giorni di tornei.

La Federazione Internazionale Basket (FIBA), assieme alla Federazione Italiana Pallacanestro (FIP) sono riusciti, in poco più di due mesi, a mettere insieme un torneo internazionale di 3 contro 3, meglio conosciuto come “3on3”: un canestro, tre giocatori in campo, due tempi da cinque minuti effettivi e dodici secondi per tirare. Il tutto condito da tanta voglia di giocare e di divertirsi. All'evento erano presenti ragazzi e ragazze da tutte le parti del mondo: un totale di 60 squadre (36 per il maschile e 24 per il femminile), provenienti da 40 paesi, è arrivato a Rimini dando vita a una tre giorni di pura passione e anche di tanto spettacolo. Sugli otto campi si sono infatti sfidate squadre di paesi di grande tradizione cestistica come gli USA, la Grecia, la Spagna e la Serbia e altre squadre che forse non ne “masticano” tanto di basket ma che hanno onorato il campo e gli avversari giocando pallone su pallone. E poco importa se la squadra indiana ha perso per 21 a 5 contro la corazzata a stelle e strisce! Alla fine tutte le ragazze erano al centro del campo per una foto di gruppo. Certo, ci sono state le lacrime, gli infortuni e anche qualche gioco duro – soprattutto nelle fasi finali del torneo maschile dove i neozelandesi si sono imposti anche fisicamente.

Nulla toglie che i Basket Days sono stati un vero e proprio successo: di pubblico, di organizzazione e soprattutto di promozione per uno sport che dal 2016 potrebbe diventare anche disciplina olimpica. Per non parlare della copertura mediatica dell'evento: Sportitalia era presente con le sue telecamere e per il commento tecnico in regia c'era addirittura Dan Peterson. E non è tutto. La FIP, infatti, ha proposto anche altre iniziative come il “Basket Story On Tour” , un museo itinerante nel quale è possibile ammirare alcuni cimeli del basket come le scarpe taglia 56 di Squaeel Oneal.


E il volley? Forse in questo momento non è proprio nella sua “Forma Migliore”.
Lo sport che noi tanto amiamo è rimasto infatti un po' in sordina in questa kermesse. Non solo per il fatto che c'era un solo campo da gioco versione mini volley, ma anche perché nella brochure si erano dimenticati di indicare che la FIPAV era presente con il suo stand. E così, mentre il basket sfruttava al massimo la vetrina offerta dallo Sportsdays, la pallavolo era rilegata in un angolino del padiglione D. Certo, qualcuno potrebbe osservare che il basket si presta di più a questi tipi di eventi – il “3on3” è una versione molto spettacolare del basket che lascia spazio a schiacciate, ad azioni personali, a passaggi arditi dietro la schiena o sotto le gambe, e che può contare sulla tradizione americana che fa sempre da traino in queste situazioni. Ma nulla vieta alla Federazione di sfruttare questo modulo anche per la pallavolo.
Perché la federazione non ha pensato al Volley Day? Non è forse la pallavolo uno degli sport più praticati a livello giovanile? E come per il basket, non si gioca forse a volley in Olanda, in Giappone, nell'isola di Guam o in Qatar? E poi, non è forse il primo scopo dello sport socializzare e abbattere le barriere attraverso un sano agonismo sportivo? Guardare i ragazzi siriani giocare contro i giordani o le squadre serbe e croate sedute vicine sugli spalti, era un vero spettacolo.

Vedere ragazzi da tutte le parti del mondo uniti da una passione in comune, mostrava appieno la bellezza dello sport e tutta la sua potenzialità. E il volley? Il volley niente: provate a chiedere a qualcuno della federazione. Anzi no. Neanche questo è possibile: se vi foste recati allo stand nel padiglione D avreste trovato una sola persona che vi avrebbe detto: “non posso aiutarvi, io sono qui solo per tenere aperto”.

L'articolo originale è stato pubblicato sul numero di settembre 2011 di Pallavoliamo, nella rubrica Pallavvelenata

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