Lettera a Cristina Barcellini
Cara Cris,
che sorpresa eh? Come sai non amo molto parlare, ma ci tenevo a scriverti questa lettera in una stagione davvero importante per te. Dopo 7 stagioni nell’Asystel Novara, quest’anno, hai infatti ereditato la fascia da capitano. Ricordo che quando è arrivata la notizia tu eri via con la nazionale: noi lo abbiamo saputo direttamente dai dirigenti e non vedevamo l’ora che tu tornassi per festeggiare con te questo riconoscimento così significativo. È stata una sorpresa per tutti; ma c’era da aspettarselo prima o poi! Tu Cris, infatti, hai tutte le carte in regola per essere il capitano di una squadra. Sei una ragazza molto grintosa e positiva: non ti deprimi mai e cerchi sempre di combattere e di venire fuori dai momenti più difficili. Sono rimasta colpita da come hai saputo affrontare la scorsa stagione, quando di sconfitte ce ne sono state tante: ti ho visto triste, certo, ma mai demoralizzata. Reagisci sempre alle difficoltà, ma allo stesso tempo sei davvero altruista e sai ascoltare sempre le tue compagne, tutte caratteristiche che un capitano deve avere. Inoltre, sei sempre allegra e solare, e questa è la cosa che amo più in te.
Quando non sei a casa, la tua mancanza si fa sempre sentire, perché ogni volta che sei qui con noi porti sempre tanta allegria. Assieme però a tanto disordine! Diciamo che questo è un po’ il tuo difetto, ma non è nulla a confronto delle grandi emozioni che mi hai fatto provare con la tua carriera. Il momento che mi porterò per sempre nel cuore è quando sei stata premiata come “migliore giocatrice” nella Cev Cup del 2009. Ho provato un grande orgoglio in quel momento e tanta felicità per quel grande riconoscimento che ti veniva dato nella tua città, Novara. Certo, anche la tua prima convocazione in maglia azzurra è stata emozionante. Ricordi? Io ero in ufficio e tu mi hai chiamata per darmi la bellissima notizia.
Quanto tempo è passato da quando hai esordito tra le fila del Bellinzago assieme a tua sorella Valeria! Entrambe avevate iniziato con la danza e poi con l’atletica, ma tu hai subito capito che quella non era la tua strada. Eri in terza elementare quando hai preso per la prima volta il pallone in mano ed è stato amore a prima vista. Io e tuo padre ti abbiamo sempre appoggiato perché vedevamo che lo facevi con passione e non ti abbiamo mai dovuto spingere a fare una scelta. Sin da piccola, poi, hai sempre dimostrato una grande determinazione: quando entravi in campo lo facevi per vincere. Anche quando ti sei trovata a giocare contro tua sorella in B1. Tu quell’anno eri a Chieri e tua sorella a Bellinzago: vedervi in campo l’una contro l’altra non è stato molto piacevole, perché non sapevo per chi tifare. Mi sono divertita di più vedevi giocare insieme o vincere entrambe come quella volta in un torneo under 17!
Io ti ho sempre seguito nella tua carriera, ma non avendo mai giocato, come sai, non conosco benissimo le regole. Con gli anni ho comunque iniziato a capire quando qualcosa nel tuo gioco non va e spesso te lo faccio notare. Diciamo la verità: tu non ne sei molto contenta, anche perché sei già molto critica nei tuoi confronti. Non serve che io o tuo padre controlliamo i tabellini: quando giochi male lo ammetti semplicemente. L’umiltà è sicuramente un altro dei tuoi pregi, e in questo ci assomigliamo molto. Ma tu sei molto più determinata di me: ogni volta ripenso a quando da sola andavi ai ritiri della nazionale; prendevi la macchina e partivi, senza preoccuparti dei chilometri o delle distanze. Non so se è l’età, ma io avrei molti più problemi a farlo anche oggi!
Fortunatamente hai sempre giocato qui vicino a casa e quindi, a parte le trasferte che a volte faccio, non devo affrontare lunghi viaggi per poterti vedere giocare. Da una parte sono contenta di averti sempre avuto vicino, ma se un giorno dovessi decidere di andare a giocare in qualche città lontana, sarei tranquilla perché hai sempre dimostrato di essere una ragazza matura ed indipendente. Quello che mi mancherebbe di più, però, sarebbe la colazione prima di una partita. Mi piace molto questo piccolo rituale della domenica mattina: io, tu, tuo padre e le tue sorelle insieme per augurarti in bocca al lupo. E naturalmente, non mi dimentico mai di prepararti la solita biancheria per la partita: un po’ di scaramanzia non guasta mai, giusto? Piccoli gesti che ci rendono ancora tanto unite e che rinforzano ancora di più il nostro legame. Che dire infine? Continua come stai facendo adesso, applicandoti in questo sport che tanto ami e di non abbatterti nei momenti difficili. Insomma, non cambiare e rimani semplice come sei ora. Vedrai che sarai un ottimo capitano!
Con affetto,
Articolo originale pubblicato sul numero di gennaio 2011 di Pallavoliamo @http://www.pallavoliamo.it/publishedpage.aspx?issueid=4a7df6e2-565b-46c3-b438-5199a541f59a&pageid=e8aa1f47-89a3-4274-838a-a80056a34aaa
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