Mi Na Kim: Il più bel Raggio di Sole - Stellina di papà
Cara Mi Na,
ti scrivo queste parole dalla mia
terra, la Corea del Sud, dove ormai mi trovo da qualche anno per
seguire la nazionale maschile. A volte mi sento un po' in colpa per
essere così lontano da te: vorrei starti più vicino e aiutarti di
più. Sai, a volte mi preoccupa il fatto di non essere lì con te
quando potresti averne bisogno, ma devo dire che in realtà sei molto
brava a risolvere i problemi che incontri. Questa stagione non è
stata molto facile e per questo sono davvero orgoglioso del fatto che
ogni volta tu sia scesa in campo determinata nella tua scelta di
essere una pallavolista e a dimostrare tutto quello che sai fare.
Anche perché tu hai sempre lottato e
creduto in questa strada. L'inizio della tua carriera non è stato
infatti felicissimo e forse anche un po' per colpa mia. Mi riferisco
soprattutto all'anno che hai passato al Club Italia: pensavo fosse
una buona cosa per te, invece hai fatto fatica ad adattarti ad una
realtà che probabilmente non era quella giusta, almeno in quel
momento della tua vita. Quindi, l'anno dopo, hai come dovuto
ricominciare tutto da capo: per questo sono ancora più felice dei
risultati che hai raggiunto, perché al di là delle vittorie hai
saputo costruire una tua carriera e farti apprezzare in un campionato
difficile.
Ho cercato di essere sempre un buon
esempio per te sia come padre che come giocatore, provando ad
incarnare entrambi i ruoli. Ma devo ammettere che a volte non è
stato facile. Io, infatti sono coreano e tu italiana e questo ci
allontana un po'. Tu conosci la Corea del Sud, le sue tradizioni e
come ben sai, c'è una grande diversità nei modi di vivere e di
pensare. Già nella pallavolo si notano le differenze: in Italia
l'individualità conta di più e va coltivata; qui in Corea invece,
si gioca completamente a servizio della squadra e quello che conta
davvero è il gruppo. Questo, penso, si rifletta anche nel modo di
pensare in generale e per questo apparteniamo a due mentalità molto
diverse e di conseguenza non è sempre facile capirsi. Però spero
che tu possa sempre apprezzare le tradizioni della tua famiglia e che
sappia ricordarle e farne tesoro perché sono una ricchezza
importante. Anche se lontano, faccio di tutto per consigliarti
giustamente e per essere per te un punto di riferimento: sei mia
figlia ed importante che tu possa imparare dal tuo papà.
In fondo, se sei entrata nel mondo
della pallavolo e sei diventata palleggiatrice è stato anche per
causa mia. Prima di arrivare al volley hai praticato altri sport - il
nuoto, il tennis... e solo in seguito hai scelto la pallavolo, forse
perché, giocandoci io, venivi a vedermi alle partite e passavi tanto
tempo in palestra con me. Sei cresciuta così, a pane e pallavolo, ed
è così che hai imparato: guardando prima ancora di prendere il
pallone in mano! Ma soprattutto, credo che è così che tua abbia
imparato ad amare la pallavolo, guardando cioè persone che mettevano
tanto amore e passione nel loro sport. All'inizio, però, io e tua
madre non eravamo contenti di questa tua scelta: pensavamo che non
fosse una buona cosa per te fare ciò che facevano i tuoi genitori;
volevo che praticassi altri sport per renderti conto veramente di
quello a cui andavi incontro e per trovare davvero la tua strada.
Quando poi hai scelto di giocare a pallavolo e di farne la tua
carriera, ho provato ad aiutarti, ma non è stato semplice: allenare
la propria figlia è molto diverso rispetto ad allenare gli altri
giocatori. Una figlia fa parte della tua famiglia: è più difficile
accettare un errore; ci si arrabbia quando non si dovrebbe farlo e
spiegare le cose con calma è molto più complesso.
Poi, quando anche tu sei diventata un palleggiatore... le preoccupazioni sono aumentate! Io sapevo bene cosa vuol dire essere il regista della squadra: non si tratta solo di lavorare tantissimo sulla tecnica individuale, ma anche di capire il gioco della tua squadra, di quella avversaria; sentire i momenti della partita, quelli positivi e quelli difficili; capire sempre i compagni, che cosa provano, se sono sicuri o in difficoltà... bisogna essere un leader e io mi chiedevo se tu saresti stata capace di fare tutto questo. Non perché non credessi nelle tue possibilità, certo, ma perché sapevo quanto era dura e non volevo che rimanessi delusa. Credo che questa, in fondo, sia la preoccupazione tipica di ogni papà! Magari se fossi stato solo il tuo allenatore non avrei avuto alcun dubbio e ti avrei spinto al massimo.
In fondo io e te ci capiamo al volo: ci somigliamo moltissimo e siamo molto legati: tu sei affezionata al tuo papà e io sono innamorato di te. Il fatto che poi tu, alla fine, abbia deciso di continuare la tua carriera seguendo le mie orme, ci rende ancora più uniti. Certo, qualche volte ci capita di litigare e discutere, sopratutto perché io ho il desiderio di vederti giocare in Corea e tu invece vuoi restare in Italia: su questo non siamo proprio d'accordo. Ti ho potuto vedere giocare dal vivo solo poche volte, e quindi, da un lato, se tu venissi qui potrei assistere ai tuoi match più spesso. E non sai quanto mi piacerebbe! A volte ti guardo in TV o attraverso i video e in quei momenti la figura del genitore/tifoso e quella dell'allenatore/critico si fondono insieme, ma con proporzioni diverse. Questo, si vede bene alla fine della partita... per i primi 5 minuti normalmente parliamo di come hai giocato, poi non faccio altro che fare il super tifoso, partecipando alla tua gioia e alle tue vittorie, come alle tue sconfitte. Però, in fondo, accetto e rispetto la tua scelta di rimanere in Italia.
In fondo sei una ragazza molto determinata e questo lato del tuo carattere, insieme alla tua vivacità, la tua allegria, la grinta che metti in campo, mi piace moltissimo. Qualche volta, forse, sei un po' troppo diretta con le tue compagne, ma è un aspetto del carattere che non va cambiato, ma solo contenuto un po' in quanto in campo un palleggiatore si deve fare sentire. Sin da quando eri piccola sei sempre stata una bambina molto simpatica e il tuo nome, Mi Na – che in coreano vuol dire “il più bel raggio di sole” - è perfetto per te: sei una ragazza bellissima, solare e dalla grande personalità.
Ti auguro davvero di realizzare tutti i tuoi sogni nella pallavolo, di vincere qualcosa di importante... magari uno scudetto! Ti auguro però di trovare anche dei veri amici, e, perché no..... un ragazzo che sappia volerti bene, bello e adatto a te!
Poi, quando anche tu sei diventata un palleggiatore... le preoccupazioni sono aumentate! Io sapevo bene cosa vuol dire essere il regista della squadra: non si tratta solo di lavorare tantissimo sulla tecnica individuale, ma anche di capire il gioco della tua squadra, di quella avversaria; sentire i momenti della partita, quelli positivi e quelli difficili; capire sempre i compagni, che cosa provano, se sono sicuri o in difficoltà... bisogna essere un leader e io mi chiedevo se tu saresti stata capace di fare tutto questo. Non perché non credessi nelle tue possibilità, certo, ma perché sapevo quanto era dura e non volevo che rimanessi delusa. Credo che questa, in fondo, sia la preoccupazione tipica di ogni papà! Magari se fossi stato solo il tuo allenatore non avrei avuto alcun dubbio e ti avrei spinto al massimo.
In fondo io e te ci capiamo al volo: ci somigliamo moltissimo e siamo molto legati: tu sei affezionata al tuo papà e io sono innamorato di te. Il fatto che poi tu, alla fine, abbia deciso di continuare la tua carriera seguendo le mie orme, ci rende ancora più uniti. Certo, qualche volte ci capita di litigare e discutere, sopratutto perché io ho il desiderio di vederti giocare in Corea e tu invece vuoi restare in Italia: su questo non siamo proprio d'accordo. Ti ho potuto vedere giocare dal vivo solo poche volte, e quindi, da un lato, se tu venissi qui potrei assistere ai tuoi match più spesso. E non sai quanto mi piacerebbe! A volte ti guardo in TV o attraverso i video e in quei momenti la figura del genitore/tifoso e quella dell'allenatore/critico si fondono insieme, ma con proporzioni diverse. Questo, si vede bene alla fine della partita... per i primi 5 minuti normalmente parliamo di come hai giocato, poi non faccio altro che fare il super tifoso, partecipando alla tua gioia e alle tue vittorie, come alle tue sconfitte. Però, in fondo, accetto e rispetto la tua scelta di rimanere in Italia.
In fondo sei una ragazza molto determinata e questo lato del tuo carattere, insieme alla tua vivacità, la tua allegria, la grinta che metti in campo, mi piace moltissimo. Qualche volta, forse, sei un po' troppo diretta con le tue compagne, ma è un aspetto del carattere che non va cambiato, ma solo contenuto un po' in quanto in campo un palleggiatore si deve fare sentire. Sin da quando eri piccola sei sempre stata una bambina molto simpatica e il tuo nome, Mi Na – che in coreano vuol dire “il più bel raggio di sole” - è perfetto per te: sei una ragazza bellissima, solare e dalla grande personalità.
Ti auguro davvero di realizzare tutti i tuoi sogni nella pallavolo, di vincere qualcosa di importante... magari uno scudetto! Ti auguro però di trovare anche dei veri amici, e, perché no..... un ragazzo che sappia volerti bene, bello e adatto a te!
Con affetto,
고맘움
il tuo papà Ho-Chul
L'articolo originale è pubblicato sul numero di luglio 2012 di Pallavoliamo.it
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