Carli Looyd - versione italiana
“La felicità é reale solo quando é
condivisa”. Queste poche parole, dette da Jon Krakamer in “Into
the Wild” potrebbero bastare per descrivere come Carli Lloyd ha
vissuto il trionfo con la sua squadra; una felicità, quella per la
vittoria del primo titolo continentale, che l'alzatrice statunitense
ha voluto condividere in particolare con due compagne di squadra:
Francesca Piccinini e Lauren Gybbemeyer.
Quello con Francesca è un legame che,
seppur nato da appena una stagione, è diventato molto forte, tanto
che alla fine del match di semifinale contro la Dinamo Kazan, Carli e
Francesca si sono cercate per un lungo e sentito abbraccio: “sono
andata ad abbracciarla perché ero davvero molto contenta per lei”
- mi spiega Carli - “So quanto voleva questa vittoria e se la
meritava davvero. Francy è una giocatrice fenomenale e mi piace
davvero entrare in campo con lei e lottare partita dopo partita al
suo fianco. Mi ha aiutata a crescere come giocatrice in questa
stagione e anche io l'ho vista crescere. Sono contenta per lei, sia
come giocatrice che come persona”.
Con Lauren invece la felicità del
condividere un momento così importante va al di là del semplice
concetto di amicizia: “giocare con lei è un dono così prezioso.
Il tipo di energia che mi trasmette quando sono in campo è davvero
speciale. Un conto è avere al fianco compagne di squadre con cui ami
giocare...un altro è entrare in campo con una persona che consideri
una di famiglia. E Lauren è semplicemente parte della mia famiglia.
Condividiamo una connessione speciale” - tanto che in molti si
riferiscono a loro come “the American Bound” (una sorta di
“accoppiata americana”) - “Mentre ci trovavamo sul podio,
alcuni istanti dopo aver ricevuto le medaglie, sentivo che in quel
momento dovevo essere vicino a lei. Così mi sono avvicinata e le ho
detto “vincere è una cosa, ma farlo insieme a te è qualcosa di
così raro e allo stesso tempo incredibile”; un momento che mi
poterò per sempre nel cuore”.
Lo stesso può essere detto per il suo
premio come “miglior alzatrice” che, nonostante possa essere
definito un “premio individuale”, Carli dedica a tutte le sue
compagne di squadra: “Essere stata nominata come “miglior
alzatrice” di questa competizione è davvero un onore e sono
veramente grata per questo riconoscimento. Vincerlo è stato come
un'esperienza ultra corporea: quasi non ci credevo. Abbiamo lavorato
davvero duro quest'anno e lottato contro avversari molto forti. Il
fatto che io abbia vinto questo premio individuale è solo un esempio
di tutto il nostro grande impegno in questi ultimi giorni”.
Una squadra nella quale la giocatrice
californiana sembra aver ritrovato la sua condizione e il suo
equilibrio, dopo il secondo difficile anno in maglia Unendo Yamamay e
una stagione a Conegliano avara di risultati: “quell'anno a Busto è
stato davvero molto difficile. Ho giocato la Final Four dopo essere
stata lontano dal campo di gioco per più di in mese e quella
competizione non dovevo neppure giocarla, tanto che sono entrata solo
dopo due set in semifinale. Nonostante tutto, quella prima esperienza
in finale è stata incredibile. Abbiamo vinto una meritatissima
medaglia di bronzo e abbiamo messo in campo una buonissima pallavolo.
Tuttavia, ogni esperienza è differente e, naturalmente, anche questa
lo è stata. Sono in salute e ho potuto giocare con le mie compagne
di squadra senza interruzioni, una condizione che non si è potuta
creare tre anni fa. Devo ammettere che questa esperienza sarà quella
che porterò per sempre con me!”.
Già! Per Carli si tratta della quarta
stagione nel nostro Paese. E pensare che la prima volta che l'avevo
intervistata nel 2011era appena arrivata a Busto Arsizio e litigava
ancora con il nostro sistema di guida e con la nostra lingua. Ora
invece, non solo si destreggia con l'italiano, ma ha iniziato anche a
conoscere meglio l'Italia e le sue tradizioni: “Sì! Parlo
italiano! Forse non alla perfezione ma lo parlo ogni giorno e faccio
del mio meglio per migliorarmi: mi piacerebbe diventare davvero
fluente ma... devo ammettere che i passati e i futuri con le mille
eccezioni sono davvero difficili! Amo l'Italia per il suo paesaggio,
le sue tradizioni e naturalmente il cibo. Quest'anno ho avuto anche
la possibilità di visitarla un po' e vedere alcuni luoghi
fantastici: Venezia, Firenze, Siena, Padova, le Dolomiti e altri
piccoli borghi vicino Casalmaggiore. E per finire, sto anche
imparando a cucinare alcune ricette come il risotto, tanti tipi di
pasta differenti e pure qualche dolce”. E se Carli ama l'Italia …
il sentimento è reciproco. Basta leggere tutti i messaggi che i fans
italiani lasciano sul suo profilo Istagram o l'affetto che incontra
in tutti i palazzetti. Per non parlare poi di un gruppo di tifosi che
l'ha sempre seguita e che continua a darle il proprio supporto: “I
Carli's Angels sono un gruppo fantastico di persone. Vengono a vedere
quante più partite possono e mi danno un grande supporto quando sono
fuori dal campo di gioco. La nostra relazione va al di là della
semplice pallavolo: sono degli amici!”
L'Italia, il Paese che l'ha vista
crescere, maturare e migliorare stagione dopo stagione fino ad
arrivare ad alzare il riconoscimento personale e per Club più alto a
livello europeo. Ed è la stessa Carli a spiegarmi il suo percorso
come atleta: “penso di essere cresciuta molto come giocatrice in
questi ultimi tre anni anche grazie ad allenatori che mi hanno spinta
e incoraggiata a migliorare il gioco in difesa e il controllo della
palla. Per questo ho lavorato molto su questi aspetti e oggigiorno
sono cosciente di essere più brava anche a leggere il gioco. Penso
che tutto questo sia il risultato non solo dell'esperienza, ma anche
e soprattutto di una maggiore attenzione verso i dettagli. Ma il mio
gioco è migliorato anche in fase offensiva. Tecnicamente ho
apportato alcuni piccoli cambi sul mio “gioco di piedi” e la
parte finale del movimento dell'alzata. Alcuni di questi accorgimenti
li ho messi in atto da sola; altri invece mi sono stati suggeriti da
alcuni dei coach che ho avuto. Naturalmente, anche tutte le
esperienze fatte in questi anni hanno contribuito alla mia crescita
soprattutto a livello mentale: sono ancora un'atleta molto vivace, ma
ho imparato a controllare meglio le mie emozioni e sto imparando a
essere più bilanciata mentalmente”.
Ed è stato proprio in queste Final
Four di Cev Cup che la giocatrice statunitense ha messo in campo e
mostrato al meglio le sue qualità, gestendo un elevato numero di
palle rigiocate e trovando sempre la miglior soluzione per il suo
attacco. Ma cosa passa in testa ad un'alzatrice quando ha a che fare
con una pressione così grande e deve decide in pochi secondi
l'opzione di attacco migliore in quel determinato frangente? “Agli
occhi del pubblico, naturalmente, le semifinali e le finali di
Champion appaiono molto diverse da una partita normale. Ma il mio
lavoro è sempre lo stesso. Sono in campo per dare ai miei attaccanti
le migliori opzioni per realizzare il punto”.
Nel dettaglio, nelle partite contro
Dinamo Kazan e Vakifbank Istanbul, Carli mi spiega quali sono stati
gli accorgimenti principali: “mi sono concentrata molto sul
controllo della palla e sul tempo, in modo da poter alzare ad ogni
compagna la palla che riesce ad attaccare meglio. Ho cercato inoltre
di essere il più bilanciata possibile in modo da nascondere le mie
traiettorie al centrale avversario e di collocare le mie alzate al
meglio. Massimo poi (Barbolini ndr.) mi ha informata di alcune cose
specifiche durante la partita, come per esempio i momenti migliori
per servire le mie centrali o quelli in cui era meglio mandare
l'attaccante uno contro uno. Mentalmente ho cercato di essere
presente ad ogni singola azione e in maniera continuativa. Sapevo che
sarebbe stata una battaglia contro entrambe le squadre, così sono
stata “sul pezzo” al 100%, pronta a cogliere ogni indicazione
che mi davano le mie compagne o avversarie. Per esempio, quando
vedevo che il centrale avversario si muoveva con un istante di
anticipo, servivo subito la mia compagna nella direzione opposta,
dandole così l'opportunità di avere un muro a uno – che era senza
alcun dubbio la soluzione migliore, visto le grandi capacità in
questo fondamentale delle avversarie. E tutto questo unito dalla
grande fiducia che le mie compagne mi hanno dato in entrambe le
partite: ci siamo supportate a vicenda e abbiamo comunicato molto tra
di noi prima e durante il gioco. Questo è fondamentale per me come
alzatrice: sentire i propri attaccanti chiamare il pallone e vederle
pronte ad attaccare. E loro hanno fatto un lavoro favoloso sotto
questo aspetto”.
Un meccanismo che ha funzionato alla
perfezione e che dovrà continuarlo a fare anche nei prossimi giorni
quando, la Pomì Casalmaggiore sarà impegnata nei quarti di finale
contro la Foppapedretti Bergamo, proprio la formazione che ha
estromesso dalla finale della Coppa Italia Carli e compagne al
termine di una partita rocambolesca che ha visto Bergamo recuperare
dal 2 a 0 mettendo a nudo i limiti della corazzata di Barbolini.
“Dopo un risultato così importante, si tratta di un cambio brusco.
Ma saremo pronte per questo appuntamento. Sappiamo cosa significa
perdere match importanti ma anche cosa vuol dire vincerne. Per questo
faremo tutto per poter rivivere quelle emozioni positive. Bergamo è
un'avversaria forte, ma le conosciamo e siamo affamate di vittoria”.
Ma quest'anno, oltre alla Cev e allo
Scudetto, potrebbe esserci un altro appuntamento importante per
Carli: le Olimpiadi di Rio. “Al momento i miei pensieri sono
rivolti solo alla mia squadra qui in Italia. Farò di tutto quello
che potrò per questo gruppo di ragazze, le due nostre città
(Casalmaggiore e Cremona) e il Club che ci ha dato l'opportunità di
giocare qui. Il mio cuore e la mia anima sono qui con loro ora”.
In fondo, la felicità non sta tanto
nei sogni lontani, ma in una più vicina realtà condivisa.
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