Un cuore con le ali: Giulia Leonardi novembre 2011
Sarà per la sua solarità in campo, per la grinta con cui si tuffa su ogni pallone, per la sua grande scalata che in un anno l'ha vista vincere una Coppa Cev, vestire la maglia della nazionale agli Europei e diventare il libero titolare della neo capolista Busto Arsizio. Qualsiasi sia il motivo, Giulia Leonardi è sempre più richiesta dai media e dai tifosi che dopo ogni partita l'accerchiano per una foto, per un autografo o semplicemente per dimostrarle il loro affetto: Giulia è sempre lì disponibile con tutti, grandi e piccini, tifosi e giornalisti, anche se, dice lei, tutta questa attenzione da parte della stampa la mette un po' a disagio: “non mi piace molto essere al centro dell'attenzione. Anche se non sembra, di carattere sono molto timida. Fa comunque piacere sapere che le persone ti stimano e che nonostante un Europeo non andato benissimo, nei miei confronti ci sia comunque un giudizio positivo anche da parte dei giornalisti. Se devo essere sincera, tuttavia, mi manca un po' essere l' “anonima” da cui non ti aspetti niente e che invece alla fine ti sa sorprendere come mi è successo ad Urbino: la prima stagione nessuno si aspettava nulla e invece poi ho fatto bene. Sicuramente ora c'è più pressione su di me, ma si cresce anche con questo”.
E visto che in questi ultimi mesi su di lei si sono scritte tante pagine e le sue parole hanno riecheggiato per varie emittenti radiofoniche, qual'è la domanda che davvero non sopporta Giulia? “Indovina: “perché non ricevevi all'Europeo?” Non ne posso più di rispondere a questa domanda, invece a me piacerebbe parlare di più della mia famiglia. Sfortunatamente non fa parte della pallavolo, e quindi...vai pure con le domande sulla nazionale” mi risponde ridendo. Con un piccolo senso di colpa, mi affretto a depennare la domanda sull'Europeo: “giornalista avvisato, mezzo salvato”, mi dico, ma mi incuriosisce troppo sapere come ha vissuto la parentesi azzurra. Si tratta sempre della nazionale e nel caso di Giulia della prima convocazione in assoluto: “vestire la maglia della nazionale penso che sia un traguardo che chiunque giochi a pallavolo sogna. Poi, io sono partita da titolare alla prima convocazione: è una cosa che non capita spesso. Ci sono giocatrici che aspettano da una vita questo momento e a me è capitato alla prima occasione. Giocare in nazionale ha avuto un grande impatto mentale su di me, nel bene e nel male. Nel bene in quanto mi ha reso più matura. Prima vivevo un po' nel mio mondo che era quello di Urbino dove tutti mi consideravano forte ed ero circondata da gente che stravedeva per me. In nazionale mi sono invece trovata in una realtà molto più grande, dove, di fronte a giocatrici del calibro di Cardullo per esempio, non ero assolutamente nessuno. Il rapportarmi con queste atlete e il dover “lottare” per mostrare il mio valore, mi hanno riportato con i piedi per terra. Sono certamente diventata più matura, senza aver perso però il mio entusiasmo che ne è uscito anche più rinforzato. Inoltre, fare parte del gruppo della nazionale è stato un grande cambiamento per me. Non ero infatti abituata a fare un'estate del genere. Fino a quest'anno, avevo sempre passato il periodo estivo al mare, con i miei amici e la mia mamma, giocando a beach volley e a ricaricare le batterie per la stagione successiva. Non avevo mai passato un' estate senza spiaggia e con solo una settimana a mia disposizione. È stata tosta. In nazionale quello che mi ha provato di più è stato il fatto di non avere mai un minuto nel quale poter stare da sola: lì si dorme in camera insieme ad una compagna, gli orari della colazione, pranzo e cena sono quelli per tutti e si mangia insieme in tuta. In poche parole non hai mai un attimo per te. Certo, sono cose che fanno parte del gioco, ma pesano perché alla fine non si stacca mai dalla pallavolo. E io non ero assolutamente abituata! Mi dispiace però non essere stata nuovamente convocata perché giocare per la propria nazionale è sempre un grande onore”.
La parentesi azzurra ha però permesso alla ventiquattrenne di Cesena di poter conoscere da vicino il suo idolo, Paola Cardullo. “Non la conoscevo prima di questa estate se non come avversaria e come atleta. La prima volta che ci ho giocato contro in campionato è stata un'emozione incredibile. In nazionale non abbiamo passato tantissimo tempo insieme prima del Gran Prix, vuoi per i tornei a cui partecipavo io, vuoi per l'infortunio alla caviglia che ha tenuto Paola lontano dal campo di gioco per vario tempo. Poi, quelle tre settimane,abbiamo avuto modo di parlare di più e ho scoperto che è una persona fantastica anche umanamente e che nella sua carriera ha dovuto affrontare tante sfortune. Quando mi ha raccontato alcune vicende mi sono quasi messa a piangere! La cosa che mi ha più colpito di lei è che dopo due settimane di vacanza nelle quali non aveva mai giocato arrivava in campo e piazzava la palla perfettamente dove la doveva mandare. Io per fare lo stesso mi ci devo mettere d'impegno, pensando ad ogni minimo dettaglio: le spalle, le braccia, i piedi...mentre lei lo faceva con una naturalezza disarmante. È impressionante e tecnicamente è veramente bella da vedere: sembra una pallina che gira per il campo. Anche il semplice allenarsi con lei per me è stato fantastico: la studiavo e osservavo in ogni minimo dettaglio per vedere se aveva un trucco o per cogliere un particolare che lei faceva e io no per ricevere così bene, ma non ho trovato nulla. Paola è un talento naturale, un fenomeno! E non ho mai osato chiederle consigli: davanti ad un mito come lei, mi vergognavo troppo!”.
Certo, Paola Cardullo è uno dei “mostri sacri” del volley, ma sebbene Giulia voglia fare la modesta, per lei la stagione passata è stata davvero da incorniciare: oltre alla Cev e una grande stagione con Urbino, i dati parlano chiaro: con più del 63% di ricezioni perfette (365 su 509 totali) e soli 23 errori, Giulia Leonardi si è piazzata al primo posto nella speciale classifica per il ruolo di libero. “io con me stessa sono molto esigente, quasi “cattiva”. Se sono modesta è perché non credo di aver ancora fatto niente di eclatante per non esserlo. Il segreto del mio successo potrebbe essere quello di essere sempre molto positiva e sorridente in campo con le mie compagne: in questo mi ha ispirato molto Francois Salvagni, che era davvero unico a farti sentire la più forte nel tuo ruolo e anche nell'errore sapeva sempre trovare un qualcosa di buono. È stata una stagione davvero positiva per me: oltre alla convocazione in nazionale, la vittoria della coppa Cev è stata un'emozione grandissima anche perché per me si trattava della prima esperienza in ambito europeo e soprattutto il primo grande riconoscimento in questa competizione. Peccato per la sconfitta contro Busto nella corsa scudetto: per la nostra squadra non è stato un finale degno di un'annata così bella come quella dello scorso anno. È un grande rimpianto e ho ancora in mente quell'ultima partita nella quale non abbiamo messo il cuore: non abbiamo lottato, cosa che non era assolutamente da noi”.
E quel periodo positivo continua ancora adesso con la maglia – gialla nel caso di Giulia – di Busto Arsizio: “la proposta di Busto non me la aspettavo davvero. Io ero partita con l'idea di rimanere per sempre ad Urbino, nel piccolo mondo che mi ero creata e che tanto mi coccolava. La decisione di firmare per la Yamamay l'ho presa perché volevo mettermi alla prova. Ma è stata una sorpresa anche per me: io d'abitudine non guardo mai troppo avanti, quindi figurati se avrei mai immaginato di giocare per una società come quella di Busto Arisizio! È una società di una serietà unica: di questo calibro ce ne sono davvero poche in Italia. Sembra di essere nel Milan: non mi fanno mancare nulla. Certo, su di me ci sono tante aspettative, che si vanno a sommare a quelle sulla squadra, e dato che sono davvero molto esigente nei miei confronti, questa situazione un po' mi pesa perché vivo l'errore come qualcosa di davvero grave. Quindi, in realtà, la pressione più che la società me la metto io da sola, nel senso che cerco sempre di dare il meglio e ci metto davvero tutta me stessa. Poi vengo da un'estate abbastanza dura, perché da maggio ai primi di ottobre con la nazionale ho lavorato sempre e non ho mai staccato: non so come reagirà il mio corpo fino alla fine della stagione. Speriamo di fare bene davvero. Noi, inoltre, siamo una squadra forte ma ancora molto giovane: con Aneta Havlickova ci avevo già giocato ad Urbino e penso che sia uno degli opposti più forti in assoluto; Helena Havelkova è un'aliena, quando salta sta in aria dieci ore e io mi domando da sotto “scenderà prima o poi?” . Poi ci sono Marcon, Bauer, la nuova palleggiatrice Carli Lloyd che sono davvero tanto forti ma ancora giovani. Quindi, nonostante ora siamo prime in classifica, dovremo vedere come reagiremo nei momenti più caldi e difficili del campionato. Per adesso, fortunatamente, non abbiamo avuto grandi difficoltà. Io quest'anno spero davvero di realizzare il mio sogno: vincere il campionato!”.
Ma all'orizzonte l'ostacolo più duro che attende alla neo “farfalla” è il match in casa della sua ex squadra: la Chateau D'Ax Urbino: “certo che ci penso a quella partita! E come se ci penso! La prima contro Urbino la giochiamo in casa, ma a marzo andremo noi là: penso che farà tanto effetto ritornare nel palazzetto che mi ha regalato tante emozioni. La parte difficile non sarà tanto il giocare contro la mia ex squadra, in quanto delle mie ex compagne c'è solo Ilaria Garzaro, ma sarà ritrovarsi davanti ai tifosi, con i quali sono ancora in stretto contatto, e giocare contro la società che per prima, attraverso la figura di Rocco Gallucci, ha creduto in me e ha voluto scommettere su di me. Soprattutto sarà difficile giocare contro Francois che per me è come un fratello maggiore e al quale voglio davvero tanto bene”. Per Giulia la piccola cittadina del Montefeltro è stata un po' una culla dal quale è stato doloroso, ma anche doveroso, staccarsi per poter crescere e migliorare. “in due anni ad Urbino ho anche trovato dei grandi amici con i quali passavo tanto tempo come Fabio Tisci, il nostro scoutman, e Michele Grassi, il fisioterapista. Qui a Busto mi sono ritrovata quindi anche un po' sola, senza contare il fatto che è la prima volta che mi allontano così tanto da casa. Inoltre, a causa degli impegni con la nazionale sono arrivata dopo rispetto alle mie compagne cha stavano già lavorando insieme da alcune settimane e avevano quindi già fatto gruppo: l'inserimento iniziale non è stato facilissimo! Ora che mi sto ambientando un po' di più, però, inizio ad uscire anche con le compagne e a fare qualcosa insieme a loro. Ma avevo bisogno di aria nuova e di nuove esperienze perché nella pallavolo, per migliorarsi, è importante anche confrontarsi con nuove giocatrici e mettersi alla prova cercando di dare sempre il meglio di se'” . E vedendo il sorriso e l'entusiasmo con il quale Giulia affronta ogni partita ed ogni impegno mediatico, si può affermare che anche in questa stagione vedremo il libero della Yamamay protagonista del nostro campionato: “ il primo giorno in cui entrerò in campo senza sorriso giuro che smetterò di giocare! Per me la pallavolo più che un lavoro è una passione”.
Sperando che quel fatidico giorno arrivi il più tardi possibile, mi chiedo quale lavoro vorrebbe fare in alternativa alla pallavolo: “finché mi diverto voglio stare in campo ma se dovessi scegliere un lavoro per dopo, dico l' avvocato. Non so da dove nasca questa passione verso l'avvocatura,dato che nella mia famiglia sono tutti professori e medici. Penso che il sangue dell'avvocato scorra nelle mie vene: sin da piccola, infatti, mi piaceva tantissimo difendere le mie compagne e quando l'allenatore le sgridava io intervenivo sempre”. Ma non è ancora tempo per pensare alle aule del tribunale: per il momento il libero della Yamamay dovrà pensare solo a difendere i palloni per la sua squadra e siamo certi che se continuerà con la stessa determinazione e il cuore della scorsa stagione, il volo di questa “farfalla” sarà ancora molto lungo e pieno di soddisfazioni.
Foto di Max Ciuba
L'articolo originale è pubblicato sul numero di novembre 2011 di Pallavoliamo
E visto che in questi ultimi mesi su di lei si sono scritte tante pagine e le sue parole hanno riecheggiato per varie emittenti radiofoniche, qual'è la domanda che davvero non sopporta Giulia? “Indovina: “perché non ricevevi all'Europeo?” Non ne posso più di rispondere a questa domanda, invece a me piacerebbe parlare di più della mia famiglia. Sfortunatamente non fa parte della pallavolo, e quindi...vai pure con le domande sulla nazionale” mi risponde ridendo. Con un piccolo senso di colpa, mi affretto a depennare la domanda sull'Europeo: “giornalista avvisato, mezzo salvato”, mi dico, ma mi incuriosisce troppo sapere come ha vissuto la parentesi azzurra. Si tratta sempre della nazionale e nel caso di Giulia della prima convocazione in assoluto: “vestire la maglia della nazionale penso che sia un traguardo che chiunque giochi a pallavolo sogna. Poi, io sono partita da titolare alla prima convocazione: è una cosa che non capita spesso. Ci sono giocatrici che aspettano da una vita questo momento e a me è capitato alla prima occasione. Giocare in nazionale ha avuto un grande impatto mentale su di me, nel bene e nel male. Nel bene in quanto mi ha reso più matura. Prima vivevo un po' nel mio mondo che era quello di Urbino dove tutti mi consideravano forte ed ero circondata da gente che stravedeva per me. In nazionale mi sono invece trovata in una realtà molto più grande, dove, di fronte a giocatrici del calibro di Cardullo per esempio, non ero assolutamente nessuno. Il rapportarmi con queste atlete e il dover “lottare” per mostrare il mio valore, mi hanno riportato con i piedi per terra. Sono certamente diventata più matura, senza aver perso però il mio entusiasmo che ne è uscito anche più rinforzato. Inoltre, fare parte del gruppo della nazionale è stato un grande cambiamento per me. Non ero infatti abituata a fare un'estate del genere. Fino a quest'anno, avevo sempre passato il periodo estivo al mare, con i miei amici e la mia mamma, giocando a beach volley e a ricaricare le batterie per la stagione successiva. Non avevo mai passato un' estate senza spiaggia e con solo una settimana a mia disposizione. È stata tosta. In nazionale quello che mi ha provato di più è stato il fatto di non avere mai un minuto nel quale poter stare da sola: lì si dorme in camera insieme ad una compagna, gli orari della colazione, pranzo e cena sono quelli per tutti e si mangia insieme in tuta. In poche parole non hai mai un attimo per te. Certo, sono cose che fanno parte del gioco, ma pesano perché alla fine non si stacca mai dalla pallavolo. E io non ero assolutamente abituata! Mi dispiace però non essere stata nuovamente convocata perché giocare per la propria nazionale è sempre un grande onore”.
La parentesi azzurra ha però permesso alla ventiquattrenne di Cesena di poter conoscere da vicino il suo idolo, Paola Cardullo. “Non la conoscevo prima di questa estate se non come avversaria e come atleta. La prima volta che ci ho giocato contro in campionato è stata un'emozione incredibile. In nazionale non abbiamo passato tantissimo tempo insieme prima del Gran Prix, vuoi per i tornei a cui partecipavo io, vuoi per l'infortunio alla caviglia che ha tenuto Paola lontano dal campo di gioco per vario tempo. Poi, quelle tre settimane,abbiamo avuto modo di parlare di più e ho scoperto che è una persona fantastica anche umanamente e che nella sua carriera ha dovuto affrontare tante sfortune. Quando mi ha raccontato alcune vicende mi sono quasi messa a piangere! La cosa che mi ha più colpito di lei è che dopo due settimane di vacanza nelle quali non aveva mai giocato arrivava in campo e piazzava la palla perfettamente dove la doveva mandare. Io per fare lo stesso mi ci devo mettere d'impegno, pensando ad ogni minimo dettaglio: le spalle, le braccia, i piedi...mentre lei lo faceva con una naturalezza disarmante. È impressionante e tecnicamente è veramente bella da vedere: sembra una pallina che gira per il campo. Anche il semplice allenarsi con lei per me è stato fantastico: la studiavo e osservavo in ogni minimo dettaglio per vedere se aveva un trucco o per cogliere un particolare che lei faceva e io no per ricevere così bene, ma non ho trovato nulla. Paola è un talento naturale, un fenomeno! E non ho mai osato chiederle consigli: davanti ad un mito come lei, mi vergognavo troppo!”.
Certo, Paola Cardullo è uno dei “mostri sacri” del volley, ma sebbene Giulia voglia fare la modesta, per lei la stagione passata è stata davvero da incorniciare: oltre alla Cev e una grande stagione con Urbino, i dati parlano chiaro: con più del 63% di ricezioni perfette (365 su 509 totali) e soli 23 errori, Giulia Leonardi si è piazzata al primo posto nella speciale classifica per il ruolo di libero. “io con me stessa sono molto esigente, quasi “cattiva”. Se sono modesta è perché non credo di aver ancora fatto niente di eclatante per non esserlo. Il segreto del mio successo potrebbe essere quello di essere sempre molto positiva e sorridente in campo con le mie compagne: in questo mi ha ispirato molto Francois Salvagni, che era davvero unico a farti sentire la più forte nel tuo ruolo e anche nell'errore sapeva sempre trovare un qualcosa di buono. È stata una stagione davvero positiva per me: oltre alla convocazione in nazionale, la vittoria della coppa Cev è stata un'emozione grandissima anche perché per me si trattava della prima esperienza in ambito europeo e soprattutto il primo grande riconoscimento in questa competizione. Peccato per la sconfitta contro Busto nella corsa scudetto: per la nostra squadra non è stato un finale degno di un'annata così bella come quella dello scorso anno. È un grande rimpianto e ho ancora in mente quell'ultima partita nella quale non abbiamo messo il cuore: non abbiamo lottato, cosa che non era assolutamente da noi”.
E quel periodo positivo continua ancora adesso con la maglia – gialla nel caso di Giulia – di Busto Arsizio: “la proposta di Busto non me la aspettavo davvero. Io ero partita con l'idea di rimanere per sempre ad Urbino, nel piccolo mondo che mi ero creata e che tanto mi coccolava. La decisione di firmare per la Yamamay l'ho presa perché volevo mettermi alla prova. Ma è stata una sorpresa anche per me: io d'abitudine non guardo mai troppo avanti, quindi figurati se avrei mai immaginato di giocare per una società come quella di Busto Arisizio! È una società di una serietà unica: di questo calibro ce ne sono davvero poche in Italia. Sembra di essere nel Milan: non mi fanno mancare nulla. Certo, su di me ci sono tante aspettative, che si vanno a sommare a quelle sulla squadra, e dato che sono davvero molto esigente nei miei confronti, questa situazione un po' mi pesa perché vivo l'errore come qualcosa di davvero grave. Quindi, in realtà, la pressione più che la società me la metto io da sola, nel senso che cerco sempre di dare il meglio e ci metto davvero tutta me stessa. Poi vengo da un'estate abbastanza dura, perché da maggio ai primi di ottobre con la nazionale ho lavorato sempre e non ho mai staccato: non so come reagirà il mio corpo fino alla fine della stagione. Speriamo di fare bene davvero. Noi, inoltre, siamo una squadra forte ma ancora molto giovane: con Aneta Havlickova ci avevo già giocato ad Urbino e penso che sia uno degli opposti più forti in assoluto; Helena Havelkova è un'aliena, quando salta sta in aria dieci ore e io mi domando da sotto “scenderà prima o poi?” . Poi ci sono Marcon, Bauer, la nuova palleggiatrice Carli Lloyd che sono davvero tanto forti ma ancora giovani. Quindi, nonostante ora siamo prime in classifica, dovremo vedere come reagiremo nei momenti più caldi e difficili del campionato. Per adesso, fortunatamente, non abbiamo avuto grandi difficoltà. Io quest'anno spero davvero di realizzare il mio sogno: vincere il campionato!”.
Ma all'orizzonte l'ostacolo più duro che attende alla neo “farfalla” è il match in casa della sua ex squadra: la Chateau D'Ax Urbino: “certo che ci penso a quella partita! E come se ci penso! La prima contro Urbino la giochiamo in casa, ma a marzo andremo noi là: penso che farà tanto effetto ritornare nel palazzetto che mi ha regalato tante emozioni. La parte difficile non sarà tanto il giocare contro la mia ex squadra, in quanto delle mie ex compagne c'è solo Ilaria Garzaro, ma sarà ritrovarsi davanti ai tifosi, con i quali sono ancora in stretto contatto, e giocare contro la società che per prima, attraverso la figura di Rocco Gallucci, ha creduto in me e ha voluto scommettere su di me. Soprattutto sarà difficile giocare contro Francois che per me è come un fratello maggiore e al quale voglio davvero tanto bene”. Per Giulia la piccola cittadina del Montefeltro è stata un po' una culla dal quale è stato doloroso, ma anche doveroso, staccarsi per poter crescere e migliorare. “in due anni ad Urbino ho anche trovato dei grandi amici con i quali passavo tanto tempo come Fabio Tisci, il nostro scoutman, e Michele Grassi, il fisioterapista. Qui a Busto mi sono ritrovata quindi anche un po' sola, senza contare il fatto che è la prima volta che mi allontano così tanto da casa. Inoltre, a causa degli impegni con la nazionale sono arrivata dopo rispetto alle mie compagne cha stavano già lavorando insieme da alcune settimane e avevano quindi già fatto gruppo: l'inserimento iniziale non è stato facilissimo! Ora che mi sto ambientando un po' di più, però, inizio ad uscire anche con le compagne e a fare qualcosa insieme a loro. Ma avevo bisogno di aria nuova e di nuove esperienze perché nella pallavolo, per migliorarsi, è importante anche confrontarsi con nuove giocatrici e mettersi alla prova cercando di dare sempre il meglio di se'” . E vedendo il sorriso e l'entusiasmo con il quale Giulia affronta ogni partita ed ogni impegno mediatico, si può affermare che anche in questa stagione vedremo il libero della Yamamay protagonista del nostro campionato: “ il primo giorno in cui entrerò in campo senza sorriso giuro che smetterò di giocare! Per me la pallavolo più che un lavoro è una passione”.
Sperando che quel fatidico giorno arrivi il più tardi possibile, mi chiedo quale lavoro vorrebbe fare in alternativa alla pallavolo: “finché mi diverto voglio stare in campo ma se dovessi scegliere un lavoro per dopo, dico l' avvocato. Non so da dove nasca questa passione verso l'avvocatura,dato che nella mia famiglia sono tutti professori e medici. Penso che il sangue dell'avvocato scorra nelle mie vene: sin da piccola, infatti, mi piaceva tantissimo difendere le mie compagne e quando l'allenatore le sgridava io intervenivo sempre”. Ma non è ancora tempo per pensare alle aule del tribunale: per il momento il libero della Yamamay dovrà pensare solo a difendere i palloni per la sua squadra e siamo certi che se continuerà con la stessa determinazione e il cuore della scorsa stagione, il volo di questa “farfalla” sarà ancora molto lungo e pieno di soddisfazioni.
Foto di Max Ciuba
L'articolo originale è pubblicato sul numero di novembre 2011 di Pallavoliamo
complimenti! La LeoGiallo è veramente fantastica!
RispondiEliminaSì...la LeoGiallo è MITICA! Fuori e dentro il campo!
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